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LA MORIA DELL'OLMO

Di  SIDOTI AGATINO

         Osservatorio per le Malattie delle Piante di Acireale, Unità Operativa 21 - Corso Umberto, 114 – 95024 Acireale (Catania), e-mail: asidoti@omp-acireale.org

 

          Diverse testimonianze scritte di storici e letterati dell'epoca greca e romana riportano come l'olmo abbia avuto una grande considerazione presso le popolazioni dell'antichità. Non a caso, questa specie è considerata una "latifoglia nobile" per alcune specifiche peculiarità tra le quali la pregiatezza del legno, la capacità di adattamento in ambienti difficili e la riduzione dell'inquinamento dell'aria esercitata dalla peluria delle foglie. In Sicilia, tra le specie europee, prevale l'olmo campestre che è piuttosto comune nei parchi pubblici, come alberatura stradale o lungo le scarpate allo stato spontaneo. Rare sono le presenze di olmo montano, olmo ciliato e dell'introdotto olmo siberiano.

            La sopravvivenza dell'olmo, allo stato di albero, è seriamente minacciata da una malattia, denominata "grafiosi", provocata dal fungo ascomicete Ophiostoma (Ceratocystis) ulmi. Questa tracheomicosi è comparsa negli anni venti in Europa centrale e, con notevole forza distruttiva, si è diffusa rapidamente nel resto del vecchio continente, in America e in Cina. Dopo la seconda guerra mondiale, la diminuzione della virulenza del patogeno e la concomitante selezione di nuovi cloni ed ibridi resistenti ha incoraggiato l'impianto di parecchi alberi di olmo.  Sfortunatamente, a partire dagli anni settanta, è stata registrata una seconda epidemia per la comparsa di una variante più aggressiva del fungo che sta decimando la popolazione mondiale di alberi di olmi americani ed europei.

Caratteristiche principali della malattia          

            Le manifestazioni iniziali della malattia si hanno a fine maggio-inizio giugno con vegetazione stentata, ingiallimenti sparsi sulla chioma ed avvizzimenti delle cime che si ripiegano ad uncino. Le piante attaccate vanno incontro a deperimento progressivo e muoiono nel giro di due-tre anni. La fitopatia può avere, altresì, un decorso repentino con l'improvviso disseccamento delle foglie di una branca che si può estendere all'intera pianta nel corso di qualche mese. In quest'ultimo caso, spesso, dalla parte basale del tronco si ha il riscoppio di polloni. Le sezioni trasversali o longituginali dei rami infetti evidenziano l'imbrunimento dei tessuti conduttori, tipico delle alterazioni di natura vascolare.

            La diffusione della malattia avviene, principalmente, ad opera di insetti xilofagi appartenenti alla famiglia degli scolitidi. Questi si riproducono e svernano, allo stato di larva o di pupa, all'interno di gallerie scavate tra la corteccia  e il legno di piante di olmo morte o sofferenti per varie cause. In primavera avviene lo sfarfallamento degli adulti che si spostano sulle piante sane dove, all'ascella delle gemme e dei giovani rametti, scavano delle gallerie nutrizionali e contemporaneamente inoculano le spore e i conidi del fungo di cui si erano imbrattati nelle gallerie di riproduzione. I propaguli del fungo raggiungono i vasi conduttori nel periodo di massima suscettibilità per la pianta (maggio-giugno) dando inizio alle nuove infezioni.            

            La malattia si diffonde anche tramite le connessioni radicali esistenti tra piante infette e piante sane. In tal caso, l'invasione del fungo è veloce in quanto segue la corrente linfatica e la morte dell'albero fulminea.

            Ophiostoma ulmi è caratterizzato dall'esistenza di due varianti: una "meno aggressiva" ed una "più aggressiva"; quest'ultima è responsabile della recrudescenza della malattia osservata negli ultimi 25 anni.

Situazione della grafiosi in Sicilia

            Secondo un'indagine condotta da Mittempergher (1981), la grafiosi alla fine degli anni settanta era presente in Sicilia in forma contenuta per la diffusione del ceppo "meno aggressivo". Le estese morie di olmo osservate negli ultimi anni ci hanno indotto ad eseguire un'indagine per verificare l'incidenza della malattia (Sidoti et. al., 1995). Inoltre, sono stati effettuati degli studi di caratterizzazione di alcuni isolati di O. ulmi allo scopo di accertare la possibile modificazione della popolazione siciliana del fungo per l'insediamento di ceppi più aggressivi, come già avvenuto nell'Italia centro-settentrionale (Mittempergher, 1981).

            Le nostre ricerche hanno evidenziato come la tracheomicosi sia diffusa in tutte le località campionate tranne lungo le alberature stradali della provinciale Delia - Caltanissetta (tab. 1); quasi ovunque prevalgono le piante infette rispetto alle sane. Inoltre, le prove colturali e di patogenicità hanno dimostrato che anche in Sicilia sono presenti ceppi di O. ulmi ad elevata virulenza responsabili, probabilmente, delle gravi perdite di alberi di olmo campestre osservate.

 

Controllo della grafiosi e miglioramento genetico dell'olmo.

La natura complessa della malattia rende piuttosto difficile se non impossibile eradicarla del tutto. Discreti risultati si possono ottenere in presenza di attacchi iniziali se si interviene con rapidità a circoscrivere il focolaio d'infezione.

L'eliminazione degli olmi deperienti per varie cause, siano infetti o meno, la bruciatura di tutto il materiale legnoso asportato, comprese le radici, e lo scortecciamento del tronco capitozzato, consentono l'abbassamento della carica d'inoculo del fungo e dei siti di riproduzione degli scolitidi.

Nei parchi e nelle alberature stradali è consigliabile eseguire controlli ripetuti nel corso dell'anno ed intervenire tempestivamente alla comparsa di avvizzimenti localizzati potando i rami infetti fino ad almeno tre metri al di sotto degli imbrunimenti.

            In presenza di alberi già compromessi è indispensabile impedire la trasmissione radicale della malattia fra piante infette contigue o vicine alle piante sane. Di conseguenza sarà necessario interrompere le connessioni radicali con mezzi meccanici o con  prodotti fumiganti.

            La diffusione rapida del patogeno all'interno della pianta cosi come nelle formazioni legnose annuali rende difficoltoso ed incerto l'intervento chimico. La tecnica più diffusa consiste nell'immettere nei tronchi delle piante infette, con speciali iniettori, fungicidi o miscele di fungicidi e insetticidi che possiedono una buona persistenza e la capacità di traslocare nelle cerchie legnose nuove  per garantire un sufficiente controllo nel tempo (Marchetti et. al., 1990; Battisti et. al., 1994). Anche se i risultati sono stati incoraggianti la laboriosità del metodo, la costosità e l'indebolimento della pianta nel caso di interventi ripetuti,  consigliano l'applicazione di questo sistema solo per piante di alto valore ambientale.

            Allo stato odierno, le più concrete speranze di risoluzione del problema "grafiosi" sono legati al miglioramento genetico. In tal senso, il Centro di Studio per la Patologia delle specie legnose montane di Firenze è impegnato, da circa un ventennio, nell'opera di selezione ed ibridazione dell'olmo campestre con l'olmo siberiano e con altre specie orientali che manifestano più alti livelli di resistenza alla grafiosi. Sistemi di  ricerca più avanzati (colture "in vitro" di cellule di olmo e selezione di quelle resistenti alle tossine del fungo, ingegneria genetica, metodi bio - molecolari) potrebbero consentire, in tempi più rapidi, la costituzione di individui fortemente resistenti alla malattia.

            Si ringrazia il Corpo Forestale della Regione Siciliana per la preziosa collaborazione prestata per la realizzazione dell’indagine.

Bibliografia          

Battisti A., Favaro A., Faccoli M., Masutti L. (1994). Suscettibilità di ceppi di Ulmus sp. all'attacco  primario di Scolytus sp. pl. (Coleoptera Scolytide). Convegno "Innovazioni e prospettive nella difesa fitosanitaria". Ferrara 24-25 ottobre 1994, 351-354;

Marchetti L., Zechini D'aulerio A., Dalla Valle E., Lodi M. (1990). Prova di lotta contro la grafiosi dell'olmo con iniezioni di fitofarmaci al tronco. Monti e Boschi, 2:48-50;

Mittempergher L. (1981). Dutch elm disease in Italy : status of  the disease and aggressiveness of the isolates of Ceratocystis ulmi. Rivista di Patologia Vegetale, 17: 115-125;

Sidoti A., Privitera S., Granata G. (1995). Aspetti micologici e fitopatologici di isolati siciliani di Ophiostoma spp. Informatore fitopatologico 6, 37 - 39.

Didascalie delle figure

fig. 1 :  avvizzimenti sparsi sulla chioma per attacchi di grafiosi;

fig. 2 : sezione trasversale di un rametto con imbrunimenti dei vasi;

fig. 3 : fori di penetrazione di scolitidi su corteccia di alberi di olmo campestre.

Fig. 4: Corpi fruttiferi del fungo contenenti i conidi.