Dissesto Idrogeologico

MALTEMPO IN TUTTA LA PENISOLA

DISSESTO IDROGEOLOGICO, FORESTAZIONE URBANA E GIARDINI DELLA PIOGGIA.

Testo a cura di Enzo Crimi – già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, saggista, divulgatore ambientale e naturalista, esperto di problemi del territorio.

Piogge persistenti, temporali, nubifragi, anche sottoforma di vere e proprie bombe d’acqua e forti raffiche di vento investono il nostro paese ed in particolare l’Emilia Romagna dove il tragico fenomeno degli allagamenti alluvionali ha fatto sfracelli e anche due morti e diversi feriti. Il maltempo ha dunque colpito l’Italia da nord a sud, strade come fiumi, case evacuate e treni sospesi, città isolate e allagate dalla pioggia e dall’esondazione di fiumi e torrenti, crolli e frane, come al solito, questi eventi ci trovano impreparati e allora i danni diventano ingenti e tutti a parlare ancora di fatalità. Il Mediterraneo troppo caldo genera piogge distruttive e sarà necessario abituarsi e attrezzarsi, perché metà della pioggia di un anno, cade in 24 ore e questo è un sintomo dei cambiamenti climatici ma anche dell’incuria del territorio.

Analizzando con attenzione il verificarsi di tali fenomeni, ci rendiamo conto che non tutti sono la diretta conseguenza di eventi naturali riconducibili al caso. Infatti, é l’uomo che spesso agisce in modo indiscriminato sul territorio e crea squilibri, mentre dovrebbe sempre operare in forte sinergia con esso, nella consapevolezza che l’interesse dell’uno è subordinato alla salvaguardia dell’altro, come a sembrare un legame simbiotico. Affinché tali fenomeni diventino governabili, dovrebbe essere posto in opera, il principio fondamentale che sempre ha dato eccellenti risultati: la prevenzione. La mitigazione di questi eventi non si ottiene attraverso la cementificazione indiscriminata del suolo, né con il sotterramento dei corsi d’acqua ma si consegue attraverso la realizzazione di opere mirate che prevedano, in particolare lungo i pendii dei corsi d’acqua a monte, non il taglio ma l’impianto di nuovi boschi i quali oltre ad evitare gravi forme di dissesto, svolgono altre funzioni di grande interesse: economico e ricreativo. Certamente, più il terreno ripariale è boscato, minore è il rischio di dissesto idrogeologico, che è l’insieme di quei fattori di dilavamento e sgretolamento, di frane, erosioni e trasporto a valle di materiale solido che, sommato al consumo indiscriminato legale o illegale del suolo, all’abbandono di forti concentrazioni di rifiuti e all’abusivismo edilizio lungo i corsi d’acqua che mai vengono manutenzionati, limita il normale deflusso idrico anzi a volte ne determina l’ostruzione, la deviazione, l’esondazione e l’allagamento di terreni e aree urbane con forti rischi per strutture, infrastrutture e pubblica incolumità.

Pertanto, succede che l’acqua prodotta dalle forti piogge, a seconda della pendenza del suolo, non trovando idonea copertura arborea a monte e un’adeguata regimazione che ne possa regolare il normale deflusso, a causa della sua forza di impatto con il suolo, in particolare quando questo è argilloso, si infiltra, raggiunge lo strato impermeabile, impregna il terreno superficiale che, gonfio d’acqua, si mette in movimento, scivola a valle causando consistenti fenomeni di dilavamento, erosione e infine ruscellamento fangoso, travolgendo qualsiasi cosa sul suo percorso, compresi aree agresti e urbane, persone e cose. Non mi fanno paura i torrenti in piena, sono le norme di comportamento che assume l’uomo nel suo rapporto con l’ambiente che a volte creano squilibri. Il problema della fragilità del nostro territorio e dell’esposizione al rischio di frane e alluvioni, non può certo considerarsi un fenomeno emergenziale, è oramai diventato una costante assoluta almeno per 6.633 comuni italiani, ovvero l’82% di tutto il paese che è definito a rischio idrogeologico. Ciò comporta ogni anno un bilancio economico pesantissimo, intollerabile quando, in particolar modo, è pagato con la vita. Bisogna mettere in sicurezza il nostro paese, ed è evidente l’assoluta necessità che i nostri legislatori riservino maggiori politiche e risorse al territorio, in termini di prevenzione e in un contesto in cui sono sempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici in atto, che comportano fenomeni meteorologici estremi caratterizzati da piogge intense concentrate in periodi di tempo sempre più brevi e cicloni imprevedibili.

Ma cosa accade all’acqua piovana all’interno dei centri urbani durante o subito dopo un forte temporale? Nelle nostre città, sempre più cementificate e carenti di verde, l’acqua meteorica è spesso costretta ad un lungo e tortuoso percorso prima di riuscire ad infiltrarsi nel terreno e ristabilire il naturale ciclo dell’acqua. Per questo motivo, complici le spesso inadeguate infrastrutture idriche di smaltimento, assistiamo sempre più di frequente a fenomeni di allagamento ed inondazione, talvolta estremamente dannosi per la collettività. Dunque, l’attività preventiva contro il rischio inondazione, va applicata anche agli spazi urbani che vanno qualificati con appropriati e funzionali progetti di “Forestazione Urbana” (Urban forestry), in primis attraverso il recupero di aree in disuso e, ove possibile, la creazione di nuove, dove piantare immediatamente un considerevole numero di piante adatte allo scopo. La Forestazione Urbana è oramai diventata una priorità assoluta per l’interesse pubblico, in quanto é risaputo che alla vegetazione sono attribuite importanti azioni benefiche. Pertanto, la nostra società deve stimolare e promuovere nel pubblico e nel privato, progetti di verde urbano tipo giardini, orti e parchi, tetti, muri di cinta e facciate trasformati in verdi giardini, sia in orizzontale che verticale, con l’utilizzo di vegetazione appropriata. In città ogni spazio può essere trasformato e reso più verde in orizzontale, i viali alberati possono diventare corridoi verdi, le linee di congiunzione tra arterie viarie, parchi e giardini, possono svilupparsi sia all’interno che nell’intorno delle aree urbane e persino veri e propri boschi sono auspicabili “a cintura” dei centri cittadini o sviluppati in verticale, su architetture geometriche che diventano uniche.

Un’altra nuova soluzione ecosostenibile di paesaggio urbano per filtrare e gestire le acque piovane sono i Giardini della Pioggia (Rain Gardens), introdotti da anni nei paesi anglosassoni come decoro urbano ma soprattutto per contrastare gli allagamenti in città. Anche in Italia questo intelligente sistema, facilmente realizzabile a basso costo da privati e Comuni, sta trovando sempre maggiore impiego, principalmente in virtù della loro semplicità realizzativa e manutentiva. I Rain gardens sono utili a filtrare, assorbire e rallentare naturalmente le acque e il loro afflusso alle falde acquifere e ai corpi recettori, tanto da ridurre la possibilità di fenomeni alluvionali a valle e i conseguenti danni a persone e cose. La Forestazione Urbana e i Giardini della Pioggia, sono oramai diventati una priorità assoluta per l’interesse pubblico, in quanto é risaputo che alla vegetazione sono attribuite importanti azioni benefiche, in sintesi sono nuove soluzioni ecosostenibili utili all’uomo e alle nostre città, per intercettare, filtrare e gestire le acque piovane, in modo da contrastare gli allagamenti e le inondazioni in città, inoltre, sono certamente attraenti a vedere perché migliorano il paesaggio spesso amorfo dei centri urbani.

Come ho scritto in altre occasioni, la configurabilità dell’ambiente come bene giuridico non può essere ignorata dall’uomo attraverso tagli continui alle risorse finanziarie. Eppure, il legislatore con la sua mente piccola e poco avvezza alla problematiche ambientali, forse non ha ancora la piena coscienza della gravissima crisi ambientale che sta vivendo e spesso non rivolge la sua attenzione al territorio. Sono molteplici le grida di allarme che ci pervengono periodicamente dalla comunità scientifica, la terra è in pericolo, l’uomo è in pericolo, e questa nostra prosperosa civiltà dei consumi, sta gettando le basi per una folle e sconsiderata autodistruzione di un pianeta malato, stanco, oltraggiato da uno sfruttamento sconsiderato in cui ogni cosa, animata e inanimata, ha valore unicamente se e in quanto merce, prodotto da vendere. Evidentemente non bisogna certo avere una mente eccelsa per comprendere che l’interesse del legislatore verso l’ambiente in generale, sembra oramai una foto sbiadita, un pensiero iconico che tende a scomparire definitivamente dalle tematiche politico-sociali che si discutono oggi, e allora, come in un gioco onirico, il nostro interesse nei confronti di questo grave problema, molte volte, si infrange sugli irti scogli della noncuranza che tutti i “nostri” politici nutrono verso i beni naturalistici del creato.