Storia del Corpo Forestale

Testo e ricerche bibliografiche a cura di Enzo Crimi – già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, saggista, divulgatore ambientale e naturalista, esperto di problematiche del territorio.

 

Prima parte: Il Corpo Forestale dello Stato

 

“Il più grande dono che l’uomo possa ricevere è la passione per la lettura”. (Elizabeth Hardwick – scrittrice americana)

Se avete voglia di leggere e arrivare fino in fondo a questo scritto tecnico, tenterò di raccontarvi la storia del Corpo Forestale Italiano.

Le foreste sono la più ricca espressione di milioni di anni di evoluzione della vita sulla terra, svolgono un ruolo fondamentale per l’umanità, perché forniscono una molteplicità di servizi e perché costituiscono un immenso contenitore di biodiversità, infatti, racchiudono all’incirca il 90% delle specie viventi terrestri animali e vegetali e sono i siti naturali dove vegetano una immensità di piante superiori, indispensabili per la generazione di strutture fisiche e nicchie ecologiche per tantissime altre specie viventi, animali e vegetali che non sopravvivrebbero senza vaste aree di foresta in cui spostarsi. Tra l’uomo e le foreste nel corso dei millenni, si è venuto ad instaurare un binomio antichissimo e di grande interesse reciproco, l’uno non esclude mai la presenza delle altre altri, anzi, un dualismo a volte tormentato ma certamente inscindibile, sin dalla notte dei tempi. Secondo gli studiosi della Binghamton University dello Stato di New York, già 416-360 milioni di anni fa esistevano foreste e alberi con legno e foglie, proprio come nelle foreste moderne dei nostri giorni. Infatti, nella regione dei Catskill, nello Stato di New York, i ricercatori hanno trovato nel sottosuolo dei sistemi complessi di radici appartenenti a piante databili a circa 385 milioni di anni fa. Questa ricchezza che possediamo ci rende estremamente responsabili nel partecipare al grande progetto di salvaguardia e tutela di queste straordinarie espressioni che la “Madre Natura” ci ha voluto affidare con grande generosità, consapevole della loro importanza per la nostra stessa vita sulla terra. Le peculiarità naturalistiche dell’intero territorio naturale nazionale italiano e l’istituzione delle numerose Aree Protette consacrate alla “Madre Natura”, dovrebbero rendere il nostro paese ben determinato a salvaguardare i suoi valori e beni ambientali esistenti e per cui vanta il primato europeo per la biodiversità animale e vegetale in essi contenuta. L´auspicato aumento delle zone sottoposte a tutela, è primariamente legato a un diffuso e capillare sistema di vigilanza sul territorio, volto a rendere effettiva la tutela di questo nostro importante patrimonio naturalistico e a fornire agli estimatori, visitatori e alle popolazioni locali informazioni educative e di supporto generalizzato, sia per la loro gestione, sia per la loro salvaguardia e valorizzazione. Un ruolo molto rilevante nella sorveglianza, valorizzazione e tutela della straordinaria biodiversità italiana, veniva svolto a livello nazionale dal Corpo Forestale dello Stato (da adesso in avanti identificato come CFS), il quale, esercitava con grande determinazione e scrupolosa competenza, il proprio incarico al servizio della natura, dell’ambiente naturale e della collettività italiana. Il CFS era alle dipendenze del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali e il suo coordinamento era esercitato dal capo del CFS, un dirigente generale che emanava le direttive per il funzionamento ed indirizzo gestionale con sede presso il Dipartimento Foreste a Roma. Purtroppo, come è noto, il CFS a partire dal 1° gennaio 2017, con uno sciagurato provvedimento legislativo nazionale mascherato da un’illusorio risparmio, è stato soppresso e purtroppo, secondo chi scrive, non tornerà più a vivere, malgrado le aspettative dei suoi estimatori. Oggi a misfatto compiuto, il Corpo Forestale continua ancora ad esistere e svolgere le sue funzioni con i Corpi Forestali Regionali a Statuto Speciale e Province Autonome quali:la Regione Siciliana, seguita dalle altre Regioni Autonome di Sardegna, Val d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Province Autonome di Trento e Bolzano, tutte articolate per competenze territoriali locali.

Nel 2022 i Forestali d’Italia hanno celebrato i 200 anni dalla nascita del CFS e ricordarlo tracciando una sua ricostruzione storica, seppur non dettagliata e con la consapevolezza che non tutto sarà riportato, comporta certamente un grosso sforzo tecnico-ricostruttivo per il lungo periodo in cui è stato attivo, ma ancor più, per le tormentate e complesse vicissitudini che ha patìto nel corso degli anni e sino alla sua soppressione. Il CFS ha contrassegnato con la sua presenza discreta e continua il panorama ambientale italiano pre e post unitario sino ai giorni nostri, quando con alcuni tratti di penna sono stati cancellati 2 secoli di storia italiana e cultura dell’ambiente. E’ opinione comune di tutti i Forestali d’Italia che, attraverso oscure alchimie politiche, il CFS è statoumiliato e relegato all’abdicazione, il popolo italiano è stato tradito e disorientato perché privato della vera essenza tangibile che lo Stato aveva posto a difesa dell’ambiente. Dunque, lo Stato ha perso un’Istituzione collaudata di conoscenza tecnica, controllo eco-sistemico del territorio e capacità professionale di valutarne la sua resilienza e proporne gli eventuali interventi da effettuare per prevenire i disastri naturali. Il Cittadino perde un interlocutore serio ed in grado di consigliarlo ove necessario, nella risoluzione delle varie problematiche che spesso si presentano in particolare nelle aree montane disagiate.

Gli alberi formano le foreste anzi, sono le componenti costitutive più evidenti, perché sono parti strutturali fondamentali nel loro profilo esistenziale. Secondo un recente e approfondito studio condotto a Yale (Stati Uniti) da un gruppo di ricercatori della “Yale School of the Environment” (Scuola di Studi Ambientali) già “Yale School of Forestry & Environmental Studies”, conosciuta a livello internazionale per la sua eccellenza, mentre nel periodo 1990-2010, l’area forestale mondiale era paurosamente diminuita di circa 5,3 milioni di ettari l’anno (per un totale complessivo di 3.890 milioni di ettari), oggi le foreste si estendono sul pianeta su oltre 4 miliardi di ettari che coprono circa 1/3 della superficie totale delle terre emerse che corrispondono a circa 0,52 ettari di foresta per ogni persona sul pianeta. Secondo avanzati metodi statistici, gli alberi sulla Terra sarebbero pari a 3.900 miliardi, corrispondenti a 487 alberi per ciascuno degli attuali 8 miliardi di abitanti del Pianeta (Fonte Focus Scienze aggiornato al 2021). Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Pnas (Accademia delle Scienze degli Stati Uniti) sono oltre 73.000 le specie di alberi censiti nel mondo e i ricercatori stimano che oltre 9.000 specie sono ancora da scoprire in quanto si tratta di specie sconosciute che potrebbero essere trascurate in quanto esistono in pochi esemplari e magari in luoghi remoti e inaccessibili, dunque, probabilmente rare che si nascondono nei punti più caldi della biodiversità del Sud America, come l’Amazzonia e le Ande tropicali.

A partire dal 2013, il CFS ha curato il 3° e ultimo Inventario Nazionale delle Emissioni (INFC2015), inoltre, ha riveduto e aggiornato le statistiche sulla superficie forestale, le sue ripartizioni e i caratteri quantitativi e per come emerge da questi dati iniziali il patrimonio complessivo forestale italiano é in continua espansione. Precisamente,solo dal 2005 al 2015,il territorio boscato è aumentato di circa 600.000 ettari in 10 anni, che corrispondono a circa il 2% della superficie territoriale nazionale e il 6% della superficie forestale complessiva. Pertanto, la risorsa forestale è un’altra grande ricchezza del nostro Paese e gli oltre 11 milioni di ettari di aree boscate censiti dal CFS, contribuiscono in maniera sostanziale agli impegni sottoscritti dall’Italia nel protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas ad effetto serra. Si stima che saranno assorbiti circa300 milioni di tonnellate di anidride carbonica in più. Insomma, un contributo essenziale degli alberi per mitigare la “febbre planetaria”, ossia l’innalzamento globale delle temperature. Dunque, sono oltre 11 milioni di ettari di terre boscate, dei quali, circa 9 milioni di ettari di foreste e poco più di 2 milioni di ettari di altre aree con boschi, in gran parte costituite da boscaglie, macchia e arbusteti), mentre erano Ha.10.345.282 nel 2005 (INFC2005) e Ha. 8.675.000 nel 1985 (IFNI85). Per questa straordinaria importanza che essi rappresentano, gli alberi hanno una propria festa che in Italia viene celebrata il 21 novembre di ogni anno e il CFS era chiamato a vigilare sulla loro difesa e salvaguardia. Dunque, per come certificato nel Rapporto ufficiale relativo all’Inventario Nazionale delle Emissioni pubblicato sul sito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (UNFCCC) curato dal CFS, in Italia ci sono in totale circa 13 miliardi di alberi, pari a circa 1.200 alberi ad ettaro di superficie boscata, che ricoprono oltre 1/3 dell’intero territorio nazionale, pari a oltre 200 alberi per abitante della nazione. Nel 2005 gli alberi erano complessivamente circa 12 miliardi (INFC2005), pari a circa 1.400 alberi ad ettaro e nel 1985 erano circa 10 miliardi di alberi (IFNI85), pari a 1.152 per ettaro. Secondo l’Inventario Forestale della Regione Siciliana, curato dal Corpo Forestale Regionale, in Sicilia la superficie boscata copre circa il 20% del territorio complessivo, infatti, sono circa 512.000 ettari le aree con boschi, pari a un totale di circa 390 milioni di alberi, ovvero, circa 760 alberi per Ha. che ricoprono l’intero territorio siciliano, con circa 80 alberi per abitanti. Insomma, negli ultimi venti anni, possiamo guardare al futuro con minor pessimismo. I dati sopraccitati non includono superfici costituite da arboricoltura da legno specializzata per la produzione di assortimenti da destinare all’industria dei compensati e dei pannelli è stimata di poco superiore a 46.000 ha..

La costituzione del CFS risale al 15 ottobre 1822 quando Carlo Felice di Savoia, Re di Sardegna, con le Regie Patenti o Reali Patenti,che costituivano atti ufficiali, leggi o decreti, emanati dal sovrano del Regno di Sardegna, con i quali si dava formalmente il via a progetti di ampio respiro e di particolare interesse per lo Stato, stabiliva la costituzione dell’Amministrazione Forestale e proprio in questo importante provvedimento era riportato: “Abbiamo pure reputato conveniente di creare un’Amministrazione per la custodia e vigilanza dei boschi”. Per la prima volta veniva costituita un’organizzazione articolata territorialmente in cui i “Forestali” erano incaricati di ”invigilare sui boschi” e di garantirne la loro protezione che a partire dal 1720 si estendeva a tutti gli Stati appartenenti alla casa regnante dei Savoia. Per tale motivo l’anno di fondazione del CFS viene fatto risalire storicamente a tali Regie Patenti e già nell’atto fondativo dei Savoia del 15 ottobre 1822, venne scritta quella che sarebbe stata la missione dell’allora Corpo Forestale, ovvero, conservare i boschi facendo cessare i molti abusi che già a quel tempo ai loro danni si consumavano. La storia del CFS si è intrecciata fortemente con le vicende proprie del popolo italiano dalla data di istituzione sino ai giorni nostri, a seconda dei periodi storici, il CFS veniva influenzato da scelte ed indicazioni politiche che venivano dall’alto. Ad ogni modo cercheremo di ricostruire sommariamente il percorso storico seguendo le vie percorse ed i vari passaggi che hanno portato il CFS sino al terzo millennio e segnando purtroppo, anche la sua chiusura e il passaggio delle consegne all’Arma dei Carabinieri. Malgrado il CFS sia stato soppresso, per i suoi uomini si é sempre forestali, dunque, tutti i forestali d’Italia, in servizio e in quiescenza lo portano sempre nel cuore. Ognuno dei Forestali d’Italia, sin dal proprio ingresso nei ranghi, ha scelto di operare con passione e  senza riserve per il bene della natura e dell’ambiente in generale, in qualsiasi Regione ancorché se a Statuto Speciale come la Sicilia, o nel più piccolo angolo territoriale della nostra Nazione. La grande consapevolezza dei Forestali d’Italia era  di potere partecipare e adempiere al compito di salvaguardare l’ambiente dagli attacchi indiscriminati dell’uomo, tenendo presente di essere espressione e parte integrante di una solida Istituzione intesa come  “Corpo tecnico con funzioni di polizia” sin dal lontano 1822. La prima metà dell’Ottocento fu caratterizzata dalla ricostituzione degli Stati dopo l’epopea napoleonica che aveva interessato l’Europa con il suo vento di innovazioni e cambiamenti. Anche il settore forestale fu oggetto in questo periodo di un’intenso mutamento attraverso una dinamica attività normativa, il cui scopo essenziale era quello di garantire la difesa del patrimonio boschivo, soprattutto mediante limitazioni e di permetterne al contempo la sua utilizzazione per gli svariati scopi dello Stato ed in particolare per le sue esigenze belliche. Infatti, nei regolamenti dell’epoca è prevalente la distinzione tra bosco pubblico e bosco privato. Il CFS, era quindi già allora una risorsa per il paese perché svolgeva un’incessante attività di controllo e questo molto prima che l’Italia diventasse un’unica nazione.

Con le successive “Regie Patenti” del 15 dicembre 1833, il re Carlo Alberto diede nuovo impulso all’Amministrazione Forestale piemontese, suddivise i Regi Stati di terra ferma in 21 circondari, separati a loro volta, in distretti e mandamenti, avviò un’opera di modernizzazione dello Stato e ne stabilì la riorganizzazione su base territoriale, anche se il suo alto ideale era quello dell’unificazione Nazionale. Purtroppo Carlo Alberto non potè vedere realizzata l’unione perché, dopo la sconfitta di Novara nel 1849, abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II e si ritirò in esilio a Porto, in Portogallo. Avvenuta la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, la situazione per l’Amministrazione Forestale si presentava piuttosto difforme, soprattutto dal punto di vista normativo. Tuttavia, vennero mantenute in vigore fino al 1877 le leggi ed i decreti degli Stati pre-unitari, che dovevano coesistere con l’organizzazione amministrativa prevista dalle Regie Patenti. Anche il simbolo dei Forestali, i cosiddetti “Martelli Forestali”, subirono in quel periodo l’unificazione e nel 1864 venne stabilito che essi avessero una forma sola ed identica per tutto il Regno. Il Martello Forestale, che per tutti i Forestali d’Italia era un come simbolo iconico identificativo del CFS, era una sorta di martello utilizzato dal personale del CFS per la segnatura o marchiatura delle piante che devono essere tagliate o restare a dotazione di un bosco, equiparato a sigillo di Stato e dato in consegna solitamente al Comandante della Caserma Forestale che ne assumeva la custodia e la responsabilità dell’uso che se ne faceva di esso. Le Regie Patenti del 1833, permisero purtroppo, anche un allentamento delle norme che regolavano le attività all’interno dei boschi, questo portò ad un’imponente deforestazione e conseguente grave depauperamento del patrimonio boschivo nazionale e quindi ad un forte dissesto idrogeologico, tanto che si cercò di correre subito ai ripari. Dunque, si manifestò la necessità che al più presto si doveva legiferare nel settore in forma unitaria, fu dunque avviato il processo di unificazione anche della legislazione in materia forestale e nel frattempo si decise di mantenere in vigore le “Regie Patenti” di Carlo Alberto del 1833 e le varie legislazioni degli Stati pre-unitari. Dopo l’unità d’Italia, come noto avvenuta nel 1861, la sensibilità e l’attenzione per la “Forestale” nel Regno d’Italia, si conferma nel 1869 con la nascita del Regio Istituto Forestale di Vallombrosa (FI). Gli operatori del CFS venivano originariamente impiegati per la difesa del bosco e delle montagne, in quanto all’epoca per valori ambientali, si definivano esclusivamente le zone montuose e quelle particolarmente boscate. Poteva essere chiamato guardiaboschi o guardiacaccia, il “Forestale” svolgeva, e ove ancora attivo svolge, prevalentemente un servizio di tutela ambientale  a favore della collettività, che nel corso dei secoli, a differenza di oggi, non badava tanto alla gestione del territorio attraverso la visione del bosco in senso panoramico-paesaggistico e ricreativo e peculiarmente ambientale, ma alla gestione dei propri bilanci economici, attraverso l’utilizzo, a volte, indiscriminato e selvaggio delle aree  boscate. Così il 20.6.1877, allo scopo di unificare le svariate legislazioni in tema forestale e di difesa del suolo vigenti nell’Italia preunitaria, finalmente entra in vigore la legge n° 3917. Definita legge restrittiva di Polizia Forestale, poneva un vincolo forestale, conteneva disposizioni penali e di polizia forestale e individuava indirizzi e prescrizioni unitari che i  proprietari terrieri dovevano osservare  per potere  effettuare i tagli e le opere ammesse sui  terreni collinari e montani. Con tale norma venne stabilito un importante vincolo che vietava il disboscamento dei terreni al di sopra del limite della vegetazione del castagno, specie considerata indicatrice e diffusa su tutto il territorio del nuovo regno. I disboscamenti e dissodamenti di terreni boscati e sottoposti a vincolo idrogeologico, erano considerati delitti che venivano puniti con la multa che è una sanzione penale, affidata alla valutazione degli agenti forestali che a norma dell’art. 28 rivestivano anche la qualifica di Polizia Giudiziaria. Finalmente, lo Stato iniziava a prendere coscienza della necessità di adottare misure adeguate per contrastare i fenomeni di dissesto idrogeologico.Nel 1902 con proprio Decreto, il ministro Baccelli istituì la festa degli alberi ed in linea con le proprie finalità istituzionali interessate alla tutela e salvaguardia delle aree boscate, nonché alla divulgazione e alla trattazione di argomenti riguardanti temi naturalistici, affidò al CFS di allora, l’incarico di concorrere con le proprie capacità tecnico-operative, tanto nei lavori preparatori quanto in quelli esecutivi della festa degli alberi. Con la recente Legge 14.01.2013, n° 10, la Repubblica Italiana, riconosce il 21 novembre di ogni anno quale “Giornata nazionale degli alberi” al fine di perseguire, attraverso la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto, finalizzato alla prevenzione del dissesto idrogeologico e protezione del suolo, al miglioramento della qualità dell’aria, alla valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e alla vivibilità degli insediamenti urbani. Nel 1905 venne istituita a Cittaducale in provincia di Rieti la “Scuola di selvicoltura per le guardie forestali del Regno”. Il 2 giugno 1910, con la legge n° 277 o legge “Luzzati”, si verificava una svolta storica nel panorama forestale nazionale, infatti, si istituiva il “Corpo Reale delle Foreste” e si iniziava a procedere ad un vero e proprio concepimento culturale che tendeva alla nascita e costituzione dei futuri Demani Boschivi Forestali.Il 3 marzo del 1912 con il provvedimento legislativo n° 134, si stabiliscono per legge gli organici del Corpo Reale delle Foreste.L’Amministrazione forestale era organizzata in alcune articolazioni, tra le quali, il Corpo Reale delle Foreste che poteva disporre di un organico di 340 ispettori, 16 aiutanti e 3.000 unità fra marescialli, brigadieri e guardie forestali. Aveva un’articolazione territoriale composta da 10 compartimenti retti da Ispettori superiori, 37 ripartimenti diretti da Ispettori, 158 distretti comandati da Sottoispettori, 8 ispettorati per i servizi speciali retti da Ispettori. Nel 1913 venne istituita a Vallombrosa la “Scuola per agenti forestali graduati”. Nel 1914 venne istituita la storica “Scuola per allievi-guardie forestali” di Cittaducale che si è occupata sino alla sua cessazione dell’istruzione teorico-pratica del personale del CFS e delle Regioni e Province a Statuto Speciale. Lo scoppio della Prima guerra mondiale determinò il picco del continuo impoverimento delle foreste quando la penisola italiana appariva povera di foreste, a causa degli indiscriminati prelievi di legna da ardere e legname da opera per usi bellici. Al Corpo Reale delle Foreste venne affidato nel periodo post-bellico l’incarico di censire i danni alle foreste italiane derivanti dalla grande guerra, attraverso la ricognizione, la valutazione, la cura e successiva ricostituzione. Il 16 maggio del 1926 con il Regio Decreto Legge n. 1066, il Corpo Reale delle Foreste venne soppresso e venne costituita la Milizia Nazionale Forestale, subalterna alla Milizia Volontaria per Sicurezza Nazionale, alle dipendenze del Ministero dell’Economia Nazionale, ciò a dimostrazione del valore economico che in quel periodo si assegnava al patrimonio boschivo nazionale. La Milizia Nazionale Forestale era un Corpo Speciale che durante il regime proseguì l’opera di incremento del patrimonio boschivo, soprattutto con finalità a carattere produttivo, tuttavia, era impostato su basi militari-tecnicheda combattimento, formata da soggetti non appartenenti a forze armate regolari. In seguito la sopraindicata legge forestale n°3917/1877, venne aggiornata, modificata con un’organica norma legislativa nota a tutti i Forestali d’Italia, si tratta del Regio Decreto Legge n° 3267 del 30.12.1923 denominato “Legge Serpieri”. Tuttora in vigore, molto rigido e vincolante per l’epoca, é definito il primo reale strumento normativo di tutela del territorio rurale e montano nell’ottica del vincolo idrogeologico e della regolamentazione delle risorse boschive. Inoltre, pone una serie di limitazioni e di controlli ad opera del CFS su tutte le attività di abbattimento di alberi, pascolo, dissodamenti e sbancamenti irregolari, realizzazione di strade ed edifici, rimanendo tutt’ora il nocciolo del Codice Forestale Italiano. Esso, unitamente al regolamento forestale del 16 maggio 1926, n° 1126, ha certamente rappresentato per l’Italia, il contributo più efficace dato dallo Stato alla disciplina giuridica dei boschi e dei terreni montani e stabilisce severe restrizioni sull’utilizzo delle foreste di montagne e altipiani. I terreni di qualsiasi natura e destinazione, vengono da detto R.D.L. soggetti a vincolo per scopi idrogeologici, quando per effetto di forme di utilizzazioni, possono subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque, creando così dei danni alla collettività, perseguiti dalle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale che sono norme comuni di tutela forestale applicate a tutti i boschi e terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici, disciplinati per provincia. Questo vincolo, ancora oggi in vigore e dinamico, interessa una vasta porzione della superficie forestale nazionale di circa il 90% e riguarda prevalentemente il soprassuolo boscato della superficie complessiva. Nel 1943 la Milizia Nazionale Forestale viene sciolta e il personale fù chiamato a costituire il Real Corpo Forestale a cavallo delle foreste. Dopo il secondo conflitto mondiale, il Real Corpo Forestale era regolato da un nuovo ordinamento che prevedeva la nascita della Direzione Generale delle Foreste, degli Ispettorati Regionali, Provinciali e Distrettuali e dei Comandi Stazione. Agli appartenenti dell’Istituzione nei ruoli militari degli ufficiali, sottufficiali e guardie, venne riconosciuto lo status di personale tecnico con funzioni di polizia. Il 12 marzo del 1948, con il D. Lgs. n. 804, il Real Corpo Forestale a cavallo venne smilitarizzato ed ha preso il nome di Corpo Forestale dello Stato per assolvere ai compiti che permanevano ancora nell’ordinamento di salvaguardia del patrimonio boschivo nazionale, di proseguimento dell’opera di sistemazione dei versanti e di vigilanza sulle buone pratiche selvicolturali. Il “nuovo” CFS nasceva in un Paese distrutto dagli eventi bellici e tuttavia, era proiettato con grande convincimento verso un futuro di impegno quotidiano volto alla ricostituzione, valorizzazione e tutela del patrimonio forestale italiano. Insomma, come riconosciuto da tutti a livello nazionale, il CFS era la massima espressione dello Stato in materia di  tutela e incremento del patrimonio forestale italiano. Con la legge n° 991 del 25 luglio 1952, definita legge della montagna, si aprirono nuove possibilità di sviluppo del settore forestale, in particolare per il  mezzogiorno e le cosiddette “aree depresse” dove erano assenti strutture e infrastrutture utilissimi per una dignitosa esistenza umana. L’impegno profuso  dal CFS favorì la ripresa di questi territori montani dove via via si instauravano redditizie attività agro-silvo-pastorali. Il CFS era specializzato istituzionalmentenella difesa del patrimonio agro-forestale italiano, della flora e fauna minacciate di estinzione, del controllo del territorio demaniale e rurale, montano e agro-pascolivo, abbandono rifiuti, del rispetto delle leggi forestali, del vincolo idrogeologico, taglio dei boschi, caccia e pesca sulle acque interne, controllo pascoli e non solo. Erano gli anni ’80 e con la costituzione del Ministero dell’Ambiente, gli agenti e gli ufficiali del CFS venivano direttamente impegnati nella vigilanza e nella repressione delle violazioni compiute a danno dell’ambiente in generale, inteso anche come aree protette. Nel 1981, con la legge n° 121 di riorganizzazione della Polizia di Stato, il CFS entra a far  parte del comparto sicurezza, divenendo la quinta Forza di Polizia. Ad essa, oltre alla tutela del patrimonio naturalistico nazionale, venne attribuito, il concorso nell’espletamento dei servizi di ordine e sicurezza pubblica. Il 22 settembre 1988, il nuovo Codice di procedura penale ha conferito   al personale del CFS le qualifiche di Ufficiali ed agenti di Polizia Giudiziaria e con le Leggi n° 78/2000 e n° 128/2001, le funzioni del Corpo venivano rafforzate per quanto riguarda il comparto della Pubblica Sicurezza.Il 6 dicembre 1991 lo Stato emana un’altra importante legge di protezione della natura e dell’ambiente, infatti, viene promulgata la legge quadro n° 394 sulle aree protette e  al CFS venne affidata la sorveglianza sul rispetto  delle norme in essa contenute. Il 24 febbraio 1992, un altro interessante provvedimento legislativo interessa il CFS, infatti, con la Legge n. 225 che legifera in tema di protezione civile, venivano attribuiti ulteriori compiti al CFS che veniva inserito come struttura operativa nazionale nell’ambito del Servizio di Protezione civile. Inoltre, viene potenziato il sistema di lotta attiva agli incendi boschivi e il personale inquadrato nei ranghi del CFS veniva utilizzato in soccorso delle popolazioni colpite da calamità naturali. Tali attribuzioni venivano riaffermate con la Legge n° 36 del 6 febbraio 2004 “Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato” che tra l’altro, sancisce che il CFS è forza di Polizia dello Stato ad ordinamento civile, specializzata nella difesa del patrimonio agroforestale italiano e nella tutela dell’ambiente, del paesaggio e dell’ecosistema. Ancora nel 2000 con l’entrata in vigore della nuova  Legge quadro in materia di incendi boschivi, n° 353 del 21 novembre,  il CFS era interessato per l’applicazione di interessanti norme in essa contenute. Sempre nel 2000, con la Legge n° 365, il CFS concorreva allo svolgimento del monitoraggio per la prevenzione del dissesto idrogeologico e con il Decreto Legislativo n° 258/2000, per quanto riguarda la materia di controllo delle acque. Questo panorama legislativo in materia ambientale, per la sua vastità connessa alla eterogeneità delle angolazioni e dei settori, è ampio e non di rado di natura profondamente tecnica. Queste particolarità hanno comportato per il personale del CFS addetto alla vigilanza un salto di qualità che si evidenziava con una completa formazione nella conoscenza dei principi fondamentali sui quali si basano le leggi e i regolamenti penali e amministrativi.

Oggi sappiamo che i tempi sono cambiati, la gente non si reca più nelle foreste con la vanga e l’ascia per dissodare o tagliare ma utilizza i mezzi meccanici e altri strumenti di distruzione. Insomma, l’uomo ha modificato a suo vantaggio gli ambienti naturali, forse non inconsapevolmente, lo ha minacciato con la propria sete di prelievo e utilizzo della materia prima, per soddisfare i propri bisogni, lasciando sì che l’interesse personale egoistico, prevaricasse su quello delle foreste e dell’ambiente più in generale. Il nostro territorio è oggi chiamato ad assicurare alla società altre funzioni speciali che vanno al di là dello stesso fattore economico ed idrogeologico, sono funzioni di natura paesaggistica e ricreativa e di conservazione e tutela della biodiversità. Per tutto questo, gli operatori del CFS che venivano originariamente impiegati per la difesa esclusiva del bosco e delle montagne, apartire dagli anni 70-80, lentamente affiancavano all’aspetto tecnico tradizionale, una maggiore e nuova consapevolezza nei confronti degli illeciti in materia ambientale, che via via prendevano forma nella nuova concezione e visione delle popolazioni nei riguardi del territorio. Dunque, il discorso strettamente ambientale si era ampiamente evoluto ed era cambiato, coinvolgendo situazioni completamente diverse e più gravi dal passato, quando interessavano solo le aree rurali italiane. Insomma, nel corso di questi ultimi anni, si è sviluppato un interesse, spesso non benevolo, verso i beni ambientali da parte di chi li fruisce, di pari passo si era via via ampliato il ruolo del CFS che si poneva a loro tutela, estendendosi nei vari settori che interessano l’ambiente in senso ampio e attuale. La tutela e quindi la presenza del CFS, oltre che nelle aree vocate, si era estesa su città, strade, autostrade, fiumi, mari, insomma, ha interessato ogni angolo dell’intero territorio nazionale. Il CFS in tale evoluzione era stato sempre in prima linea per un’attenta difesa ambientale e aveva rafforzato tecnicamente e professionalmente i propri compiti di controllo e sorveglianza. Insomma, la molteplicità dei compiti affidati al CFS, affondava le radici in una storia professionale dedicata primariamente alla difesa dei boschi ed in seguito, a passo con i tempi, si è evoluta e aperta alla modernità, si é trasformata e ampliata divenendo assai più complessa.Attraverso una nuova definitiva e chiara natura giuridica che ne esaltava il ruolo di una moderna forza istituzionale di polizia ambientale ad ordinamento civile, il CFS era preparato ad affrontare i rischi derivanti dal nuovo modo di vivere degli italiani. Accanto alle attività tecniche tradizionali sono aumentate le competenze in numerosi altri settori e per tale motivo il CFS svolgeva attività di polizia e controllo del territorio, vigilanza su leggi ambientali, tutela degli ecosistemi, del patrimonio naturale e paesaggistico, aree protette, contrasto alle ecomafie, inquinamento dei corsi d’acqua, attività di cava, abusivismo edilizio e manomissione del territorio. Inoltre, era impiegato nella prevenzione e repressione di furti e danneggiamenti nelle aree rurali, convenzione sul commercio internazionale di fauna e flora in via di estinzione (CITES), convenzioni internazionali e direttive comunitarie in materia di prevenzione e repressione dei reati a carattere ambientale e agroalimentare. In particolare il CFS, utilizzando anche le moderne tecniche d’intervento, ha potenziato il sistema di prevenzione e repressione degli incendi boschivi. Ancora, il CFS era specializzato e chiamato a concorrere nell’espletamento di servizi di ordine pubblico, pubblica sicurezza, pubblico soccorso, protezione civile, nonché divulgazione tecnica e scientifica in campo ambientale, insomma, un efficiente e moderno Corpo di Polizia con specifici compiti tecnico-amministrativi al servizio della collettività. Inoltre, allo scopo di armonizzarne positivamente gli effetti, molte competenze precedentemente in capo al Governo centrale, erano state decentrate verso le Regioni. Ovviamente, tali dispositivi modificavano sostanzialmente e specialisticamente la natura del CFS, che così veniva impegnato anche in modo crescente in attività di corrispondenza e rilievo nazionale e compiti regionali attraverso apposite Convenzioni tra Stato e Regioni. Un altro obiettivo prioritario che ha perseguito con tenacia il CFS sino a quando era operante era l’esaltazione delle funzioni e dei valori naturalistici dei boschi, quali elementi essenziali che potrebbero aiutarci nella la lotta al devastante fenomeno dei cambiamenti climatici, oggi alquanto incompresi e trascurati dalla nostra opulenta civiltà dei consumi. Per rispondere a queste grandi esigenze tecnico-professionali, é evidente che il personale del CFS ha dovuto sviluppare e specializzare la propria competenza e il proprio prestigio corporativo, in modo da dare risposte sempre migliori alle nuove sfide che si sono presentati con i nuovi e moderni modelli di vita delle popolazioni.

Per il personale del CFS, la salvaguardia della natura rivestiva carattere prioritario, nella misura consentita dalla legge, dalla disponibilità di personale e di strumenti. Non vi erano altri propositi se non di servire la collettività difendendo l’ambiente naturale che ad essa appartiene. Con la Legge Madia del 7 agosto 2015, n.124/2015 sulla riforma del pubblico impiego e la liquidazione del CFS, i Corpi Forestali delle Regioni e Province a Statuto Speciale, competenti per il proprio territorio dove si occupano per Legge delle suddette problematiche funzionali di vigilanza, raccolgono dunque, questa difficile eredità corporativa che viene colta con non pochi interrogativi, anche alla luce della precarietà in cui si dibattono. La tutela ambientale ha le sue specificità di intervento legislativo che vengono attivate in modo costante ed efficace dalle Istituzioni preposte, queste abilità culturalmente erano innate nel CFS e nei suoi uomini e lo sono anche negli uomini del Corpo Forestale delle Regioni e Province a Statuto Speciale, come preparazione specialistica e bagaglio esperienziale. In tutti i casi la sensibilità istituzionale alla conoscenza e alla salvaguardia dell’ambiente, non si inventa o acquisisce in pochi anni o per legge. Si tratta di un processo che si sviluppa nel corso di decenni di studi e di applicazione, conoscenza e frequentazione permanente del territorio, né un volenteroso drappello di ex forestali che chiameremo carabinieri forestali, frammentati nei vari Comandi Stazione Carabinieri d’Italia, potrà fare fronte in modo costante ed efficace, alle continue sofferenze del territorio. Non sono contrario ai cambiamenti se questi portano benessere alla collettività, sono contrario ai cambiamenti ideologici, non concertati e autoritari a tutti i costi, perché mai hanno reso beneficio al bene comune. Ammiro l’arma dei carabinieri, le sue delicate specializzazioni anticrimine a tutela della comunità, il sacrificio e alto senso del dovere dei suoi uomini. La scienza specialistica dell’ambiente, ancor più se con finalità professionale, include nell’operatore Forestale una seria dotazione culturale, tecnico-legislativa e giudiziaria, connessa ad un settore che cambia e si evolve rapidamente, serve anche una equilibrata e diligente preparazione all’uso delle armi, dato che il Corpo Forestale è un’Istituzione armata. Tutti questi elementi si acquisiscono attraverso una lunga esperienza e strategia tecnica preventiva e repressiva che veniva insegnata nelle Scuole Forestali dello Stato adesso chiuse. Insomma, per affrontare gli attacchi che spesso l’uomo mette in atto a danno del territorio, occorre una straordinaria formazione culturale di competenze tecniche che solo i Forestali detengono, se così non è, si rischia di avviare il territorio allo sbaraglio. Senza il rischio di poter essere smentiti, possiamo affermare che il CFS sino alla sua soppressione ha rispettato il “Contratto” sottoscritto con il territorio e il popolo italiano nel lontano 1822, mantenendo le sue funzioni tecnico-professionale originarie e assumendo le nuove prerogative che la legge le ha assegnato, con particolare riferimento alle funzioni di Polizia Giudiziaria e Pubblica Sicurezza.

    ANNO 1919              

 

 

Seconda parte: Il Corpo Forestale della Regione Siciliana

 

“La lettura è per la mente quel che l’esercizio fisico è per il corpo” (JOSEPH ADDISONPoeta, scrittore e drammaturgo inglese)

 

Facendo seguito alla prima parte sopra pubblicata sulla storia del Corpo Forestale dello Stato, adesso voglio tracciare il percorso storico del Corpo Forestale della Regione Siciliana (da adesso in avanti identificato come CFRS), dalla sua istituzione sino ai giorni nostri, giorni che purtroppo, non promettono nulla di buono per la stessa sopravvivenza del nostro Corpo. Come sopraddetto, il 2022 i Forestali d’Italia hanno celebrato i 200 anni dalla nascita del Corpo Forestale e ognuno dei Forestali, sin dal proprio ingresso nei ranghi, ha scelto di operare con passione e  senza riserve per il bene della natura e dell’ambiente in generale, in qualsiasi Regione ancorché se a Statuto Speciale come la Sicilia, o nel più piccolo angolo territoriale della nostra Nazione. Con la liquidazione del Corpo Forestale dello Stato del 2016, i Corpi Forestali delle Regioni e Province a Statuto Speciale, competenti per il proprio territorio dove si occupano per Legge delle medesime problematiche funzionali di vigilanza detenute dal CFS, raccolgono dunque, questa difficile eredità corporativa che viene colta con non pochi interrogativi, anche alla luce della precarietà in cui si dibattono, almeno per quanto riguarda il CFRS.

A seguito della costituzione in Regione Autonoma e nelle more di una sistemazione organica della vigente legislazione in materia di boschi, di difesa del suolo e protezione della natura e della conseguente ristrutturazione dei servizi forestali,la Sicilia con l’emanazione della L.R. 5 aprile 1972, n° 24, art. 1, decise, in virtù del comma 4, art. 31 – Titolo IV° dello Statuto Regione Siciliana che da facoltà al Governo Regionale a creare propri Corpi di Polizia, istituisce il CFRS al quale, nell’ambito del territorio regionale, sono affidati i compiti previsti dal decreto legislativo 12 marzo 1948, n. 804 e successive modifiche ed integrazioni. Queste funzioni  sono rintracciabili più o meno in tutte le epoche storiche del panorama forestale legislativo nazionale. In seguito, l’art. 4 c.10 della Legge dello Stato 6.2.04, n° 36 conferma le competenze attribuite in materia di Corpo Forestale alle Regioni a Statuto Speciale e alle Province Autonome di Trento e di Bolzano dai propri relativi Statuti Speciali e dalle relative norme di attuazione. Tale particolarità viene confermata definitivamente dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n° 21660 dell’8 giugno 2010. Pertanto, la Suprema Corte ha sancito che il personale dei Corpi Forestali delle Regioni e Province autonome, sul proprio territorio di competenza e in quanto omologhi al CFS, sono agenti e ufficiali di Polizia Giudiziaria. Dunque, il CFRS, detiene lo stato giuridico, le uniformi e le attribuzioni di qualifica che possedeva il Corpo Forestale dello Stato in campo nazionale. Queste prerogative vengono riconfermate anche da Leggi Regionali delle quali citiamo la  n° 16 del 6 aprile 1996,art. 65 e segg. che dettano norme di attuazione e competenze. Il CFRS, in quanto Regione a Statuto Speciale, è alle dipendenze del Presidente della Regione come forza di polizia regionale amministrativa. Questi esercita il proprio Istituto amministrativamente attraverso l’Assessore all’Agricoltura e Foreste e a caduta gerarchica tramite il capo del CFRS, che espleta le proprie funzioni di Comando presso il Dipartimento Regionale delle Foreste con sede a Palermo. La formazione del personale in divisa inquadrato nei suoi ruoli e dotato di qualifiche di Pubblica Sicurezza e Polizia Giudiziaria, era affidata alle Scuole sottufficiali e guardie del CFS, sino a quando questo non è stato soppresso. A distanza di diversi anni e piccoli interventi legislativi in materia, viene emanato il Decreto Presidenziale Regione Sicilia del 20 aprile 2007 n. 154, un’organica norma legislativa che ha rappresentato un contributo adeguato riguardo le competenze, l’ordinamento professionale, l’articolazione in posizioni all’interno delle rispettive categorie e l’organico del CFRS.Il Decreto, in analogia alle competenze giuridico-professionali del CFS, ridefinisce l’organizzazione specialistica del personale del CFRS, secondo posizioni articolate all’interno delle rispettive categorie, stabilendone le competenze del personale inquadrato nel Corpo e l’organico nei rispettivi ruoli degli agenti forestali, dei sovrintendenti, degli ispettori e dei commissari forestali. Inoltre ridefinisce anche i ruoli di altre figure tecniche-amministrative che svolgono attività lavorative e di affiancamento del personale forestale in divisa. Da quanto sopra descritto, appare evidente che la figura del “Forestale” in Sicilia mantiene le caratteristiche tipiche giuridiche e normative che erano proprie del “Forestale” dello Stato, quindi non un dualismo di ruolo ma una separazione puramente formale. Con l’emanazione del proprio D.P. n. 1 50/ S.6/ S.G. dell’11.6.2013, il Presidente della Regione Siciliana, in aggiunta e integrazione alle competenze spiegate all’art. 47 del suddetto Decreto Presidenziale 154/2007, delibera che il CFRS svolge anche le seguenti attività:

1) Prevenzione e repressione delle frodi nel campo agroalimentare e nel settore dei mezzi tecnici per l’agricoltura attraverso controlli ispettivi ed analitici;

2) Vigilanza sugli organismi di controllo che operano in Sicilia nell’ambito delle produzioni di qualità regolamentata;

3) Segnalazione alle autorità competenti delle violazioni accertate della normativa in materia di contrasto alla contraffazione dei prodotti agroalimentari, di etichettatura e di presentazione dei prodotti anche ai sensi dell’art. 4 della legge 3 febbraio 2011, n. 4, e delle relative disposizioni attuative in materia di obbligo e di indicazione del luogo di origine o di provenienza, per l’irrogazione delle relative sanzioni.

Oltre a ciò, il CFRS è impegnato direttamente e svolge attività di difesa dei boschi e della vegetazione dagli incendi, funzione questa che in Sicilia per legge è demandata prioritariamente al CFRS (Legge Regionale 6 aprile 1996, n. 16, coordinata alla L.R.13/99 e alla L.R. 14/2006), servizi di protezione civile per ricerca e soccorso di persone disperse in montagna, attività di polizia giudiziaria coordinata dall’Autorità Giudiziaria, ordine pubblico, servizio Meteomont (previsione valanghe), servizi su piste da sci, indagini e statistiche forestali, indagine sul dipartimento delle foreste (INDEFO), censimento alberi monumentali, ricerca nel campo della genetica forestale, divulgazione ambientale. Pertanto, in un momento in cui la tutela e la protezione delle foreste come pure dell’ambiente in generale è una priorità dell’intera comunità, il ruolo del CFRS diventa centrale per la sua storica funzione di polizia forestale ed ambientale al servizio della natura siciliana. La difesa dell’ambiente, in Sicilia, trova dunque nel CFRS, un’efficiente istituzione tecnica con funzioni di polizia, un punto di riferimento ormai indispensabile per l’espletamento di un tale servizio definito dagli esperti e riconosciuto da tutti di primaria importanza per la collettività. Tuttavia, dopo l’infelice soppressione del CFS, l’impressione è che non migliore sorte spetta al CFRS che, in generale e colpevole silenzio, lasciato privo di uomini, mezzi, risorse e caserme forestali chiuse o che chiudono per mancanza di personale, sta scivolando nell’agonia dell’oblìo più assoluto e, così restando le cose, difficilmente potrà sopravvivere a lungo. Sta succedendo che reiterando il macroscopico errore del governo Statale, i vertici e gran parte della politica regionale che gode di totale autonomia amministrativa in materia, invece di sostenere e potenziare il CFRS e tutto il dispositivo antincendio ad esso assegnato dai dettami normativi, con prerogativa miope, forse sta cercando di darsi alla fuga, pensando di scaricare per delega verosimilmente ad altre Istituzioni quali Vigili del fuoco – Protezione Civile – Carabinieri – etc., l’intera tematica di settore, ritenuta ostica e ingestibile. Anche in questa occasione voglio rispondere a chi delle volte si lamenta sui social riguardo il degrado vandalico del nostro territorio rurale, come l’abbandono di rifiuti e la mancanza di vigilanza, spesso assegnandone, in modo irriflessivo, la colpa al CFRS. L’assenza di una qualsiasi minima perlustrazione e vigilanza, in particolare nelle aree rurali e montane, accentuerà le afflizioni del territorio già colpito pesantemente dal fenomeno del decadimento e dell’abbandono fisico, porterà il nostro ambiente alla smobilitazione e alla dimenticanza. Purtroppo, oggi l’uomo contadino tende a lasciare l’ambiente rurale e ampi “pezzi” di territorio pedemontano privato, soffrono già oggi di questa malinconica condizione di abbandono e chi è abituato all’escursionismo naturalistico, nota sentieri e infrastrutture danneggiati, rifiuti e anarchia, insomma, un territorio dove ognuno si sente libero di agire secondo le proprie esigenze vandaliche prive di intelligenza naturalistica. In definitiva, un territorio rurale consegnato all’incuria e alla scomparsa dei ricordi, intercalato solo da ruderi di edifici rurali collabenti che col passare del tempo si dissolvono, un territorio in cui, le più svariate tipologie d’ingerenze più o meno lecite riempiono i vuoti, dunque, un territorio sottoposto all’arbitrio degli allevatori privi di scrupoli, all’attività del pascolo indiscriminato e agli illeciti contro il patrimonio, all’attività degli eventi atmosferici a volte inclementi e alla piaga degli incendi. Un territorio alla mercè di bracconieri, speculatori dell’edilizia e malfattori ambientali di ogni genere, razziatori della natura e dei beni dell’archeologia rurale, al degrado dei rifiuti, agli inquinamenti, disboscamenti, decadimento ambientale e socio-culturale generalizzato e tutto questo rischia di spianare la strada agli ecoreati. Persino molte aree pubbliche Demaniali montane della Regione, una volta considerate siti sacri naturali, oggi privi di vigilanza Istituzionale, rasentano l’abbandono e suscitano un senso di vuoto e di tristezza. Pur mantenendo la presenza antimeridiana di numerosa manodopera composta da operai forestali, anche questi Demani Pubblici soffrono di carenza di presenza e controllo qualificato e sembrano essere diventati patrimonio di nessuno a causa dell’assenza di presidio di uomini e mezzi del CFRS, il quale, è oramai proiettato verso un futuro alquanto incerto e scoraggiante, dato che in atto non si colgono segnali che possano fare pensare ad un suo potenziamento e rilancio. Dunque, un territorio demaniale pubblico e privato manchevole di controllo, lasciato alla sua triste sorte e alla mercé del nulla, un territorio che possiamo archiviare con l’appellativo di “territorio fantasma”, in gran parte in balìa della smobilitazione e dell’incuria. Certamente gli effetti di questa abdicazione dolosa, saranno devastanti e deleteri per le nostre terre concesse all’abbandono, le quali, non idoneamente protette, certamente pagheranno un prezzo altissimo per questa sventurata scelta. Insomma, questi elementi devastanti porteranno al depauperamento della biodiversità e all’impoverimento del nostro, già precario, patrimonio naturalistico e conseguente modificazione irreversibile dell’ambiente, insomma, porteranno al nulla e il territorio diventerà “res nullius”, suscitando un senso di vuoto e di tristezza nelle popolazioni montane e nelle persone dotate di sensatezza naturalistica che hanno a cuore il benessere dell’ambiente. Con la presenza specialistica e assidua del Corpo Forestale, il territorio veniva capillarmente e sistematicamente controllato in forma perfettamente consolidata, attraverso la dettagliata conoscenza ultradecennale delle sue caratteristiche fisiche e cartografiche, antropiche e orografiche. Non si può negare, in quanto è sotto gli occhi di tutti, che il nostro territorio è oggi afflitto dalla precarietà di vigilanza preventiva e repressiva. Quello che invece non sembra giusto e tantomeno condivisibile, é che per questa situazione di instabilità culturale per la quale soffre il nostro ambiente naturale, a volte in modo irriflessivo, si assegna la colpa, al CFRS, come se questo non adempisse ai propri incarichi Istituzionali e si dimostrasse volontariamente carente nella vigilanza. In modo alquanto superficiale, si ritiene più comodo criticare o lanciare accuse senza approfondire la tematica, senza cercare di comprenderla e magari fornire un aiuto nel risolverla. Capisco che quando si tratta di controllo del territorio rurale e montano, la gente pensa subito al CFRS come Istituzione che detiene queste attribuzioni. E’ vero, oggi diventa infrequente incontrare una pattuglia del Corpo Forestale sul nostro territorio siciliano, ma certo non per colpa dei Forestali in divisa, ma semplicemente perché i Comandanti dei Distaccamenti non riescono più a organizzare e preventivare regolarmente le perlustrazioni d’Istituto per mancanza di personale.Dunque, non è accettabile il convincimento che la gente comune, forse in buona fede, crede alla favola, spesso strumentale, che nel Corpo Forestale siano in attività migliaia di Agenti e Sottufficiali in divisa, scambiando queste figure professionali con gli operai forestali impiegati nelle aree demaniali regionali che sono altra cosa. Questo convinzione, non idoneamente combattuto da chi nelle Istituzioni dovrebbe farlo, non pare dovuto ad una leggerezza culturale e di conoscenza terminologica, quanto piuttosto sembra trattarsi di un’aporìa funzionale assoggettata ad uno scopo strumentale reiterato e non troppo celato e reso intrinseco dalla natura stessa del convincimento, quindi duro a morire. Gli equivoci terminologici sono forvianti e spesso fonte di grandi conseguenze a livello di percezione sociale, specialmente quando, non di rado, sono anche TG o grandi quotidiani ad avallarli. Dunque, esplicando un esempio, sappiamo essere consueto che nel linguaggio comune e sociale diffuso, quando si parla di “poliziotto” si intende un operatore della “Polizia di Stato” e analogamente quando si parla di un “Forestale” si intende e bisogna intendere un operatore in divisa del “Corpo Forestale”. Mentre in Sicilia le migliaia di soggetti dediti alle attività in materia di boschi e foreste sono “operai forestali” che, seppur utili per le loro mansioni, nulla hanno a che vedere con i pochissimi appartenenti alla Istituzione storica e prestigiosa del CFRS, che detiene una divisa, un’arma e le funzioni tecniche e di Polizia Giudiziaria e Pubblica Sicurezza. A fronte di una pianta organica che dovrebbe avere almeno 1380 unità, l’organico complessivo del CFRS in tutta la Sicilia è costituito di 393 unità (molti dei quali utilizzati per il funzionamento amministrativo degli uffici). Questo personale forestale è articolato su n° 82 Distaccamenti Forestali, 9 strutture intermedie provinciali compresi 2 Distaccamenti del Soccorso Montano che espletano anche servizio di vigilanza e soccorso sulle piste da sci, 9 Centri Operativi Provinciali (COP), 9 Nuclei Operativi Provinciali (NOP) e 1 Nucleo Operavo Regionale (NOR), 1 Nucleo Operativo Regionale per la Sicurezza Agroalimentare (NORAS), 2 Reparti Ippomontati, 7 aliquote presso Sezioni di PG e alcuni servizi vari che comprendono una banda musicale e altri nuclei ritenuti essenziali per le funzioni istituzionali. Pertanto, vista la modesta forza fisica in campo, che certo non soddisfa il fabbisogno di risorse umane del CFRS a fronte della grande quantità di servizi da espletare, si tratta di una falsa percezione che ritiene il Corpo Forestale “stracarico” di uomini, sensazione che spesso si basa su informazioni forvianti confezionate e divulgate, forse non a caso, da pseudo “giornalai” da salotto. Questi non raramente in buona fede, equivocano strumentalmente l’impropria omonimia terminologica tra i pochi “Forestali” in divisa rimasti nel Corpo che sono operatori di Polizia e i numerosi operai forestali che sono adibiti alle attività di manutenzione di boschi in aree pubbliche. Il CFRS, come già il fu CFS, opera nell’ambito del territorio regionale per lo svolgimento dei compiti e delle attribuzioni previste da norme comunitarie, statali e regionali, al fine di perseguire l’obiettivo primario d’interesse generale della conoscenza, della sorveglianza, del controllo, della difesa e della valorizzazione del territorio forestale e montano, del suolo, dell’ambiente naturale e delle aree protette. Tutte le sopraddette problematiche che scaturiscono dalla soppressione del CFS e dalla precarietà di vigilanza, specularmente potrebbero interessare potenzialmente anche il territorio siciliano e come appartenente al glorioso CFRS, questa condizione mentale mi genera una miscela amara di frustrazione, disillusione e dolenza.Dopo circa 40 anni trascorsi con sentimento all’interno del CFRS con posizioni di comando, io non voglio restare spettatore stoico a questa ignominia. Purtroppo, per quanto riguarda la nostra isola, la tenacia nel lottare per un futuro migliore, non potrà prescindere dalla rinascita del CFRS, attraverso la riorganizzazione dell’intero comparto. Ad ogni modo, dopo la discutibile soppressione del CFS voluta dal governo Nazionale, sembra che un’ombra sia calata anche sul Corpo Forestale della Regione Sicilia, dovuta all’annosa carenza di tutte le figure e ruoli in organico del comparto dirigenziale e non dirigenziale, che nel corso degli anni hanno lasciato il servizio per inquadramento in altri uffici regionali e/o pensionamento. Oggi dopo anni di torpore, non è rimasto molto tempo e non basta più l’apporto di pochi nuovi Agenti Forestali e nemmeno può bastare il transito nei ruoli di uno sparuto e volenteroso drappello di impiegati amministrativi regionali, privi di bagaglio tecnico-culturale, ne di un corso di formazione professionale on-line degno di essere così chiamato e distribuiti in affiancamento nei vari Comandi Distaccamenti Forestali. Seppur con la consapevolezza della perenne penuria di risorse finanziarie a disposizione, occorre ripristinare l’intera struttura organizzativa e cioè la cosiddetta catena di comando, mediante l’immissione in ruolo di Dirigenti, Sottufficiali, Assistenti e Agenti Forestali e Tecnici o collaboratori, con concorsi pubblici. Ricordiamo che i concorsi sono di esclusiva competenza della nostra politica contemporanea regionale, priva di intelligenza ambientale, autoreferente che oramai da anni annuncia improbabili luci alla fine di interminabili tunnel ma lavora nell’ombra a smantellare il frammentati, trascurando e rifiutando ogni rapporto con la realtà esterna della gente comune e la complessità dei problemi del territorio che la caratterizzano,con il solo potere della parola. Promette, parla, parla parole spesso vuote e prive di sensata competenza volte a banalizzare e snaturare la vera pericolosità delle aggressioni all’ambiente, insomma, credo che oggi non basti più indignarsi di fronte alle prevaricazioni di questa gente, le nostre parole avranno autorevolezza solo se saranno radicate in una seria analisi delle cause di questo decadimento globale che è originato dai cervelli disabitati, ai quali inviare civilmente il nostro messaggio di protesta, chiaro e forte. Mi chiedo: seppur con la consapevolezza della perenne penuria di fondi a disposizione, una buona e oculata politica non dovrebbe attivarsi nell’individuare le priorità di spesa regionali e procurarsi le risorse finanziarie per potenziare il Comparto Forestale, invece che causare l’interruzione di un Pubblico Servizio? Non è forse vero che la politica non deve mettere a disagio le popolazioni ma ha il dovere di dare risposte certe e positive quando è a rischio il bene comune della collettività? Lasciare il Corpo Forestale alla deriva, malgrado la buona volontà e spirito di servizio dei suoi operatori, rende impossibile e vano fare alcunché a difesa dei valori naturalistici della nostra Regione e se questa è una strategia di soppressione, è ben pensata e probabilmente sarà ben riuscita. Voglio ricordare a chi legge che l’ultimo concorso per Allievo Agente Forestale andato a buon fine è stato bandito nel lontano 1986 e il personale vincitore del concorso é stato immesso nei ruoli nel 1991 ed in parte é già in quiescenza.Se ciò non avverrà, l’esperienza autonomista del controllo del territorio e della difesa dell’ambiente naturale della Regione Siciliana dopo oltre 50 anni volgerà al termine e successivamente cesserà anche l’atroce agonia di questi ultimi anni, si attende qualcuno che assuma questa grave responsabilità, ponga fine a queste sofferenze e stacchi la spina, senza che nessun uomo o schieramento politico batta un colpo. Ci si domanda: cosa sarà in futuro del nostro territorio isolano senza il Corpo Forestale in particolare in questi periodi di grandi sofferenze climatiche per il nostro ambiente e per il nostro pianeta?

Come è noto, nei nostri territori meridionali, dove più accentuato è il divario culturale relativo alle problematiche ambientali, è forte il malessere sociale che purtroppo scaturisce dallo scarso senso civico e da una marcata presenza di illegalità diffusa e consapevolezza dell’impunità. Penso che senza la vigilanza permanente e professionalmente specifica del Corpo Forestale, abilitato a questo compito nell’ampio settore ambientale siciliano, non è chiaro come si manterrà e si esplicherà la memoria storica di un territorio, i suoi bisogni e le sue necessità, come si tuteleranno le aree protette e demaniali: che futuro hanno i Parchi e le Riserve, i sistemi fluviali e le aree umide, insomma, l’intero territorio extraurbano, pedemontano e montanoin particolare con i cambiamenti climatici in atto? Che futuro ha un popolo civile che non rispetta e difende il proprio ambiente naturale? Non bisogna certo avere una mente eccelsa per percepire la grave noncuranza della politica e comprendere che il suo interesse verso la natura e l’ambiente, é oramai da tanto tempo una foto sbiadita che tende a scomparire definitivamente dalle tematiche politico-sociali che si discutono oggi. Quando sono in discussione gli interessi della collettività, é lo Stato che dovrebbe intervenire, in quanto nell’ordinamento giuridico italiano la protezione dell’ambiente, bene che assurge a valore primario e assoluto, è imposta dai precetti costituzionali (La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione – art. 9 Costituzione Italiana). Inoltre, al di fuori degli ordinamenti scritti dall’uomo, sono sottintese le norme che non amano i codici e che provengono direttamente dal nostro cuore che dobbiamo sapere ascoltare. Le precarie condizioni esistenziali attuali del CFRS, acutizzatesi con la soppressione del CFS, che ha apportato dei cambiamenti di non poco conto, anche nella nostra isola, ci danno la percezione di un CFRS in agonia e in via di estinzione o abdicazione. Vorremmo sbagliarci, tuttavia, analizzando i segnali, lo stillicidio di notizie o promesse della politica, visti i precedenti, alquanto sconfortanti che generano nell’animo del personale in divisa e in quiescenza, delle condizioni di frustrazione, fanno pensare una fine annunciata, senza poter vedere realizzato il sogno di un CFRS rinnovato negli uomini, nei mezzi e nelle funzioni. Nel frattempo si sta disperdendo la memoria storica, il patrimonio umano e i risultati già acquisiti con sacrificio e dedizione di tutti i suoi uomini, come esperienza professionale acquisita sul territorio e sua conoscenza capillare, come consapevolezza del rischio e delle cause scatenanti gli illeciti ambientali, come cultura specialistica che non si inventa o acquisisce in pochi anni. Insomma, nel disinteresse generale della politica e delle Istituzioni regionali, il popolo siciliano sta perdendo il CFRS, l’ultimo bastione contro la intollerabile e incivile drammaticità di tutti quegli elementi deleteri che non consentono la vita ottimale degli animali, delle piante, dell’uomo stesso.

A conclusione del mio intervento, per certi versi alquanto severo ma sentito da tutti noi Forestali regionali che facciamo parte a questa grande famiglia, voglio ribadire che questo intervento non vuole essere una rivendicazione di parte ma un grido d’allarme di uomini del CFRS e soprattutto come uomini liberi che aspirano a mantenere un territorio libero da tutte le problematiche deleterie che lo affliggono e soltanto attraverso il CFRS, si può cercare di rendere almeno fisiologiche gli attacchi che giornalmente l’uomo porta contro di esso. Alla politica di tutti i schieramenti chiedo un cambiamento di rotta prima che forse sia troppo tardi. I politici, ma anche tutti noi, siamo esposti a pulsioni negative, alla tentazione di perseguire un interesse personale incuranti degli altri o di approfittare delle debolezze altrui, sempre alla ricerca del consenso costantemente anteposto alle finalità stesse dell’azione nell’interesse del bene comune. Per questo, la capacità di sostenere obiettivi di alto profilo, ancor più se implicanti la collettività, anche al costo di sofferenze di “calcolo” è ciò che rende l’Uomo realmente nobile, pertanto, la consapevolezza della responsabilità che ognuno di noi riveste nel proprio impegno, ci deve stimolare a cercare ed individuare un indirizzo di vita nell’interesse comune. Io credo che volere è potere, tutto è risolvibile e la politica con il potenziamento del CFRS ha una straordinaria opportunità di riscatto, perché questi ultimi sono stati anni poco edificanti. Il cammino della speranza è davanti a noi. Auspichiamo un nuovo rinascimento e che giunga presto la nuova … “primavera”.

“PRO NATURA OPUS ET VIGILANTIA”

AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITÀ…SEMPRE!

Una pattuglia del Corpo Forestale della Regione Siciliana

Una pattuglia del Corpo Forestale della Regione Siciliana

 

sggualberto

INNO DEL FORESTALE 

Nel silenzio dei sentieri,
ove l’aquile hanno il vol,
nelle valli, arditi e fieri,
siam le scorte assieme al sol.

La foresta c’è sorella,
c’è fratello il monte, il pian
per  la nostra Italia bella
noi silenti vigiliam.

Forestal, la tua montagna,

sempre pronto a tutelar !

Forestal, che alla montagna
offri tutta la tua vita
ad operar sempre t’invita
la foresta secolar.

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