I caduti dell’incendio di Mitogio 18-08-1993

18 AGOSTO 1993 – TRENTESIMO ANNIVERSARIO DEI CADUTI DELL’INCENDIO DI MITOGIO, IN TERRITORIO DI CASTIGLIONE DI SICILIA: UNA FERITA CHE NON SI RIMARGINA

Testo a cura di Enzo Crimi – già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, saggista, divulgatore ambientale e naturalista, esperto di problemi del territorio.

In questa nostra società contemporanea confusa, distratta, passiva e priva di etica e stordita dalla miserissima situazione politica, oggi voglio affidare a questo mio post un doveroso ringraziamento a tutti gli appartenenti al Comparto Antincendio del Corpo Forestale della Regione Siciliana. Operai antincendio che quotidianamente rischiano la vita nella lotta impari contro il fuoco, mai gratificati, non di rado dileggiati, strumentalizzati e senza evidenze o prospettive professionali concrete per il futuro, spesso scoraggiati dall’abbandono in cui versa il comparto antincendio oramai privo di orientamenti inequivocabili. Ecco a tutti questi operatori del fuoco, io dico di essere sempre vigili contro la potenza devastante delle fiamme, affinché tragedie simili come quella del “Feudo Mitogio” non avvengano mai più, ma soprattutto, a tutte queste persone deve andare il mio grazie più grande e di vero cuore che non sarà mai abbastanza, per l’impegno profuso quotidianamente nell’espletamento di un rischioso compito al servizio della natura e della collettività siciliana.

Il 18 di agosto di ogni anno deve essere ricordato come la giornata della memoria, perché chi non ha memoria non ha futuro e nel 30° anniversario della tragedia del “Feudo Mitogio”, il primo pensiero è per chi non c’è più con noi e per le loro famiglie che hanno subìto questa drammatica perdita.

Francesco MANITTA, giovane e promettente sottufficiale del Corpo Forestale della Regione Siciliana e 3 coraggiosi operai addetti alle squadre di spegnimento incendi: ZUMBO Vincenzo caposquadra aib, MINEO Benedetto e MANITTA Giuseppa operai aib, tutti inquadrati nel dispositivo antincendio del Distaccamento Forestale di Linguaglossa e tutti rei di credere nel proprio lavoro al servizio della natura in cui confidavano fermamente. Quattro nomi e una data impressi nella mente di chi ancora a distanza di 30 anni non riesce a dimenticare, perché ci sono ricordi nella nostra mente che non potremmo dimenticare nemmeno se perdessimo la memoria, ed é solo questo che rimane ai vivi…. é il cerchio della vita. Mai dimenticare i 4 “Forestali” non più con noi ma vicini a Dio, uomini valorosi che possono essere definiti davvero “Angeli custodi” del creato, caduti mentre con grande abnegazione e sacrificio nell’adempimento dei loro compiti d’Istituto, intervenivano su un incendio boschivo sulle colline all’interno del Feudo Mitogio di Castiglione di Sicilia. Quale luminoso esempio di difensori del bene naturalistico, non hanno esitato a dare la loro vita per il bene comune, eppure, invece di onorarli come coraggiosi caduti, gli uomini e le Istituzioni li ignorano e persino dimenticano il loro sacrificio. Bisogna che tutti noi operatori del fuoco di ieri, oggi e domani, teniamo alta la voce e viva la memoria nel ricordare il tremendo evento, il monito deve arrivare forte e chiaro sia a chi si dibatte nell’indifferenza, ma anche ai criminali incendiari senza scrupoli che incuranti del bene collettivo e dell’incolumità delle persone, attivano i detonatori di queste “battaglie del fuoco” che sono portatori di disastrosi scempi al paesaggio, impoverimento degli ecosistemi animali e vegetali e persino lutti nelle famiglie.

Tenuto conto della distruzione che causano gli incendi annualmente, noi siamo preparati ad affrontarli?

Sono trascorsi tantissimi anni dal disastro del “Mitogio”, ma non è cambiato nulla, anzi la situazione mi sembra peggiorata, infatti, in questi giorni, la nostra martoriata terra siciliana si trova ancora nella morsa del fuoco, dunque, nessuna novità per quanto riguarda la cultura civica degli incendiari, tantomeno delle attività preventive e repressive delle Istituzioni. Io credo che raggiungeremo buoni risultati nella lotta a questo devastante fenomeno solo quando capiremo che la soluzione agli incendi non si trova d’estate e penso sia giunto il momento di cambiare il solito paradigma, ovvero, incendi e solita caccia all’incendiario di turno, tralasciando il vero problema che è la messa in opera di idonee opere di prevenzione prima di ogni estate. Forse questi scempi si potrebbero evitare o quanto meno mitigare se solo si farebbe prevenzione attraverso il monitoraggio attivo del territorio, infatti, dove ci sono attività preventive, gli incendi calano drasticamente. I boschi e la vegetazione in generale vanno curati attraverso una buona pianificazione di interventi di selvicoltura preventiva e le Istituzioni devono spingere per un riacquisto del senso civico generale e motivare la collettività a rispettarli ed evitare ogni azione pericolosa e possibilmente a collaborare alla loro difesa. Ove possibile, bisogna agire con interventi di vigilanza sull’uomo che direttamente o, il più delle volte, con comportamenti irrazionali, diventa responsabile dell’incendio.

Gli incendi sono sempre più legati ai cambiamenti climatici?

Io penso che gli incendi stanno devastando gran parte del nostro territorio e dietro alle fiamme c’è sempre la mano volontaria o involontaria dell’uomo un uomo consapevole o inconsapevole del dramma e della catastrofe ecologica connessa al crepitio delle fiamme, un uomo che si chiama “incendiario” e non piromane, come spesso viene chiamato. Credo che i cambiamenti climatici in corso stiano generando le famose “tempeste di fuoco perfette”, alimentate da temperature da record in rialzo un pò ovunque, super ondate di caldo che rendono l’aria irrespirabile, forte vento e aridità del territorio, causata dalla rarità di precipitazioni meteoriche a periodo appropriato. Ecco, questi elementi non fanno altro che aggravare le cause scatenanti degli incendi e renderli ingovernabili. Il clima che cambia rapidamente a causa nostra, ci porta straordinarie ondate di calore e siccità estive sempre più frequenti e prolungate ma anche fenomeni estremi come improvvise bombe d’acqua e trombe d’aria che stanno diventando più frequenti e si abbattono in aree mai interessate a questi eventi. Per come vanno sostenendo gli esperti, forse è vero che ci avviamo nell’epoca del “Pirocene”, nome coniato dal famoso studioso del fuoco, Stephen Pyne dell’Arizona State University. Il “Pirocene” è un periodo di grande impatto ambientale, caratterizzato dall’aumento della quantità di incendi di vaste proporzioni collegati al peggiorare delle condizioni climatiche provocato dal riscaldamento globale, che certo dobbiamo affrontare con un approccio culturale diverso. Insomma, al presente gli incendi sono meno estesi, ma più devastanti la cui intensità e velocità di avanzamento superano le condizioni entro cui gli addetti allo spegnimento possono operare in sicurezza e con risultati apprezzabili. Inoltre, gli incendi oltre ad apportare imponenti danni al patrimonio economico delle comunità, sono causa di disastri ambientali difficilmente quantificabili a breve termine, in quanto determinano il disboscamento, la scomparsa di biodiversità, il degrado ecologico, una progressiva desertificazione del territorio, modificandone irreversibilmente il clima e l’ambiente, attraverso fenomeni estremi come improvvise bombe d’acqua e trombe d’aria, stanno diventando più frequenti e si abbattono in aree mai interessate a questi eventi. Siamo di fronte ad un’alterazione della regolarità del nostro pianeta mai vista sin dall’inizio della sua esistenza, che potrebbe apportare degli impatti imprevedibili ma sicuramente catastrofici e mai registrati e questo fenomeno é accentuato dalla noncuranza e impreparazione generalizzata delle Istituzioni e della gente comune.

Cosa può fare il Corpo Forestale della Regione Siciliana e i suoi uomini contro gli incendi boschivi?

Ebbene, restando così le cose, devo confessare che non vedo luci in fondo a questo tremendo tunnel. Come è noto, la Regione Siciliana essendo a Statuto Speciale, gode di totale autonomia amministrativa e nel rispetto delle norme statali e comunitarie relative alla previsione e prevenzione del rischio di incendi, attraverso il Corpo Forestale Regionale, esercita in modo sistematico e continuativo attività di prevenzione e lotta contro gli incendi dei boschi e della vegetazione su terreni pubblici e privati. La tutela ambientale dagli incendi ha le sue specificità di intervento che sono innate negli uomini del Corpo Forestale della Regione Sicilia, come preparazione specialistica e bagaglio esperienziale. In tutti i casi la sensibilità istituzionale alla conoscenza e alla salvaguardia dell’ambiente, non si inventa o acquisisce in pochi anni o per legge. Si tratta di un processo che si sviluppa nel corso di decenni di studi e di applicazione, conoscenza e frequentazione permanente del territorio che cambia e si evolve rapidamente. Il fuoco é la macchina più potente esistente in natura, il suo potere distruttivo è enorme e per combatterlo non basta vederlo e parlarne, bisogna conoscerlo profondamente. La difesa dell’ambiente dagli incendi in Sicilia, trova nel Corpo Forestale della Regione Siciliana, un’efficiente istituzione tecnica con funzioni di polizia, un punto di riferimento ormai indispensabile per l’espletamento di un tale servizio definito di primaria importanza per la collettività. Insomma, i pochi uomini superstiti del Corpo Forestale rimasti in servizio e l’intero dispositivo antincendio siciliano, sono l’unico baluardo contro gli incendi boschivi e di vegetazione. Tuttavia, dopo la sciagurata soppressione del Corpo Forestale dello Stato, mascherata da un’illusorio risparmio e avvenuta dal 1° gennaio 2017, sembra che non migliore sorte spetta al Corpo Forestale della Regione Sicilia, il quale, per la penuria di uomini e mezzi, stenta a sostenere il proprio importante ruolo e certo lascia dei vuoti che vengono riempiti da altre Istituzioni quali Vigili del fuoco – Protezione Civile che certo sono essenziali negli interventi si spegnimento incendi di interfaccia e possono svolgere attività come soggetti ausiliari negli incendi boschivi perché conoscono poco il territorio montano d’intervento e la sua memoria storica e antropica. Si diventa forestali solo attraverso una lunga esperienza e strategia tecnica preventiva e repressiva, insomma, per affrontare gli incendi boschivi, occorre uno straordinario bagaglio culturale di competenze tecniche che solo gli uomini del Corpo Forestale detengono, perché acquisite nelle Scuole Forestali, nei corsi di formazione e aggiornamento dedicati e sul territorio montano.

In questa condizione di grande tensione, insicurezza per il futuro e malessere professionale, può capitare di pensare: ma chi c’è lo fa fare?

Ebbene si, quando il lavoro diventa un sovraccarico di frustrazione e stanchezza psichica, privo di prospettive e di senso logico, può capitare di percepirlo come una sorta di trappola dunque, è umano pensare ma chi me lo fa fare. La politica regionale sono anni che ha lasciato coscientemente il Corpo Forestale ma anche il dispositivo regionale antincendio privo di uomini e mezzi, risorse e caserme forestali chiuse o che chiudono per mancanza di personale, tanto che oramai sta scivolando nell’agonia dell’oblìo più assoluto e così restando le cose, difficilmente potrà sopravvivere a lungo e adempiere ai propri compiti come fa dal 1972. Insomma, alla politica governante manca un tantino di sensibilità dell’ambiente e coraggio per invertire la rotta, dato che in atto non si colgono segnali che possano fare pensare ad un potenziamento e rilancio del Corpo Forestale della Regione Siciliana, per adesso il futuro é scoraggiante. Ad ogni modo, il grande amore dei “forestali” per i beni naturalistici, porta a credere e sperare che qualcosa di meglio arriverà per sé stessi, per il territorio e la collettività. Insomma, una presa di coscienza per capire che l’impegno porta alla serenità mentale e alla consapevolezza che non esistono alternative al di fuori dell’impegno di tutti noi ed in particolare degli addetti ai lavori. Bisogna continuare a fare il nostro dovere sino in fondo, senza mollare, indipendentemente dai risultati, che spesso possono essere annullati da fattori esterni che non possiamo controllare. Insomma, il dovere come valore in sé, indipendente dal risultato: questo è il messaggio che abbiamo ricevuto dai nostri caduti e che dobbiamo sforzarci di trasferire soprattutto ai giovani, come un grande insegnamento che deve ispirare la nostra vita. Dunque, non bisogna perdere altro tempo, é giunto il momento di agire con determinazione, serve un salto culturale che ci renda consapevoli della gravita del fenomeno e dei danni che esso arreca al territorio e alle popolazioni locali ogni anno, pertanto, si dovrà finalmente investire in prevenzione in modo da risparmiare in repressione. Spesso si crede che nel Corpo Forestale siano in attività migliaia di Agenti e Sottufficiali in divisa, scambiando queste figure professionali con gli operai forestali che sono altra cosa. Infatti, a fronte di una pianta organica che dovrebbe avere almeno 1380 unità, l’organico complessivo del Corpo Forestale in tutta la Sicilia è costituito di 393 unità, ampiamente carenti per una lotta agli incendi proficua.

Il 18 di agosto di ogni anno alle ore 10,00, presso la base Antincendio Boschivo in località “Borriglione” agro di Linguaglossa, viene celebrata una Santa Messa per commemorare i defunti.