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I caduti dell’incendio di Mitogio 18-08-1993

18 AGOSTO 1993 – TRENTESIMO ANNIVERSARIO DEI CADUTI DELL’INCENDIO DI MITOGIO, IN TERRITORIO DI CASTIGLIONE DI SICILIA: UNA FERITA CHE NON SI RIMARGINA

Testo a cura di Enzo Crimi – già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, saggista, divulgatore ambientale e naturalista, esperto di problemi del territorio.

In questa nostra società contemporanea confusa, distratta, passiva e priva di etica e stordita dalla miserissima situazione politica, oggi voglio affidare a questo mio post un doveroso ringraziamento a tutti gli appartenenti al Comparto Antincendio del Corpo Forestale della Regione Siciliana. Operai antincendio che quotidianamente rischiano la vita nella lotta impari contro il fuoco, mai gratificati, non di rado dileggiati, strumentalizzati e senza evidenze o prospettive professionali concrete per il futuro, spesso scoraggiati dall’abbandono in cui versa il comparto antincendio oramai privo di orientamenti inequivocabili. Ecco a tutti questi operatori del fuoco, io dico di essere sempre vigili contro la potenza devastante delle fiamme, affinché tragedie simili come quella del “Feudo Mitogio” non avvengano mai più, ma soprattutto, a tutte queste persone deve andare il mio grazie più grande e di vero cuore che non sarà mai abbastanza, per l’impegno profuso quotidianamente nell’espletamento di un rischioso compito al servizio della natura e della collettività siciliana.

Il 18 di agosto di ogni anno deve essere ricordato come la giornata della memoria, perché chi non ha memoria non ha futuro e nel 30° anniversario della tragedia del “Feudo Mitogio”, il primo pensiero è per chi non c’è più con noi e per le loro famiglie che hanno subìto questa drammatica perdita.

Francesco MANITTA, giovane e promettente sottufficiale del Corpo Forestale della Regione Siciliana e 3 coraggiosi operai addetti alle squadre di spegnimento incendi: ZUMBO Vincenzo caposquadra aib, MINEO Benedetto e MANITTA Giuseppa operai aib, tutti inquadrati nel dispositivo antincendio del Distaccamento Forestale di Linguaglossa e tutti rei di credere nel proprio lavoro al servizio della natura in cui confidavano fermamente. Quattro nomi e una data impressi nella mente di chi ancora a distanza di 30 anni non riesce a dimenticare, perché ci sono ricordi nella nostra mente che non potremmo dimenticare nemmeno se perdessimo la memoria, ed é solo questo che rimane ai vivi…. é il cerchio della vita. Mai dimenticare i 4 “Forestali” non più con noi ma vicini a Dio, uomini valorosi che possono essere definiti davvero “Angeli custodi” del creato, caduti mentre con grande abnegazione e sacrificio nell’adempimento dei loro compiti d’Istituto, intervenivano su un incendio boschivo sulle colline all’interno del Feudo Mitogio di Castiglione di Sicilia. Quale luminoso esempio di difensori del bene naturalistico, non hanno esitato a dare la loro vita per il bene comune, eppure, invece di onorarli come coraggiosi caduti, gli uomini e le Istituzioni li ignorano e persino dimenticano il loro sacrificio. Bisogna che tutti noi operatori del fuoco di ieri, oggi e domani, teniamo alta la voce e viva la memoria nel ricordare il tremendo evento, il monito deve arrivare forte e chiaro sia a chi si dibatte nell’indifferenza, ma anche ai criminali incendiari senza scrupoli che incuranti del bene collettivo e dell’incolumità delle persone, attivano i detonatori di queste “battaglie del fuoco” che sono portatori di disastrosi scempi al paesaggio, impoverimento degli ecosistemi animali e vegetali e persino lutti nelle famiglie.

Tenuto conto della distruzione che causano gli incendi annualmente, noi siamo preparati ad affrontarli?

Sono trascorsi tantissimi anni dal disastro del “Mitogio”, ma non è cambiato nulla, anzi la situazione mi sembra peggiorata, infatti, in questi giorni, la nostra martoriata terra siciliana si trova ancora nella morsa del fuoco, dunque, nessuna novità per quanto riguarda la cultura civica degli incendiari, tantomeno delle attività preventive e repressive delle Istituzioni. Io credo che raggiungeremo buoni risultati nella lotta a questo devastante fenomeno solo quando capiremo che la soluzione agli incendi non si trova d’estate e penso sia giunto il momento di cambiare il solito paradigma, ovvero, incendi e solita caccia all’incendiario di turno, tralasciando il vero problema che è la messa in opera di idonee opere di prevenzione prima di ogni estate. Forse questi scempi si potrebbero evitare o quanto meno mitigare se solo si farebbe prevenzione attraverso il monitoraggio attivo del territorio, infatti, dove ci sono attività preventive, gli incendi calano drasticamente. I boschi e la vegetazione in generale vanno curati attraverso una buona pianificazione di interventi di selvicoltura preventiva e le Istituzioni devono spingere per un riacquisto del senso civico generale e motivare la collettività a rispettarli ed evitare ogni azione pericolosa e possibilmente a collaborare alla loro difesa. Ove possibile, bisogna agire con interventi di vigilanza sull’uomo che direttamente o, il più delle volte, con comportamenti irrazionali, diventa responsabile dell’incendio.

Gli incendi sono sempre più legati ai cambiamenti climatici?

Io penso che gli incendi stanno devastando gran parte del nostro territorio e dietro alle fiamme c’è sempre la mano volontaria o involontaria dell’uomo un uomo consapevole o inconsapevole del dramma e della catastrofe ecologica connessa al crepitio delle fiamme, un uomo che si chiama “incendiario” e non piromane, come spesso viene chiamato. Credo che i cambiamenti climatici in corso stiano generando le famose “tempeste di fuoco perfette”, alimentate da temperature da record in rialzo un pò ovunque, super ondate di caldo che rendono l’aria irrespirabile, forte vento e aridità del territorio, causata dalla rarità di precipitazioni meteoriche a periodo appropriato. Ecco, questi elementi non fanno altro che aggravare le cause scatenanti degli incendi e renderli ingovernabili. Il clima che cambia rapidamente a causa nostra, ci porta straordinarie ondate di calore e siccità estive sempre più frequenti e prolungate ma anche fenomeni estremi come improvvise bombe d’acqua e trombe d’aria che stanno diventando più frequenti e si abbattono in aree mai interessate a questi eventi. Per come vanno sostenendo gli esperti, forse è vero che ci avviamo nell’epoca del “Pirocene”, nome coniato dal famoso studioso del fuoco, Stephen Pyne dell’Arizona State University. Il “Pirocene” è un periodo di grande impatto ambientale, caratterizzato dall’aumento della quantità di incendi di vaste proporzioni collegati al peggiorare delle condizioni climatiche provocato dal riscaldamento globale, che certo dobbiamo affrontare con un approccio culturale diverso. Insomma, al presente gli incendi sono meno estesi, ma più devastanti la cui intensità e velocità di avanzamento superano le condizioni entro cui gli addetti allo spegnimento possono operare in sicurezza e con risultati apprezzabili. Inoltre, gli incendi oltre ad apportare imponenti danni al patrimonio economico delle comunità, sono causa di disastri ambientali difficilmente quantificabili a breve termine, in quanto determinano il disboscamento, la scomparsa di biodiversità, il degrado ecologico, una progressiva desertificazione del territorio, modificandone irreversibilmente il clima e l’ambiente, attraverso fenomeni estremi come improvvise bombe d’acqua e trombe d’aria, stanno diventando più frequenti e si abbattono in aree mai interessate a questi eventi. Siamo di fronte ad un’alterazione della regolarità del nostro pianeta mai vista sin dall’inizio della sua esistenza, che potrebbe apportare degli impatti imprevedibili ma sicuramente catastrofici e mai registrati e questo fenomeno é accentuato dalla noncuranza e impreparazione generalizzata delle Istituzioni e della gente comune.

Cosa può fare il Corpo Forestale della Regione Siciliana e i suoi uomini contro gli incendi boschivi?

Ebbene, restando così le cose, devo confessare che non vedo luci in fondo a questo tremendo tunnel. Come è noto, la Regione Siciliana essendo a Statuto Speciale, gode di totale autonomia amministrativa e nel rispetto delle norme statali e comunitarie relative alla previsione e prevenzione del rischio di incendi, attraverso il Corpo Forestale Regionale, esercita in modo sistematico e continuativo attività di prevenzione e lotta contro gli incendi dei boschi e della vegetazione su terreni pubblici e privati. La tutela ambientale dagli incendi ha le sue specificità di intervento che sono innate negli uomini del Corpo Forestale della Regione Sicilia, come preparazione specialistica e bagaglio esperienziale. In tutti i casi la sensibilità istituzionale alla conoscenza e alla salvaguardia dell’ambiente, non si inventa o acquisisce in pochi anni o per legge. Si tratta di un processo che si sviluppa nel corso di decenni di studi e di applicazione, conoscenza e frequentazione permanente del territorio che cambia e si evolve rapidamente. Il fuoco é la macchina più potente esistente in natura, il suo potere distruttivo è enorme e per combatterlo non basta vederlo e parlarne, bisogna conoscerlo profondamente. La difesa dell’ambiente dagli incendi in Sicilia, trova nel Corpo Forestale della Regione Siciliana, un’efficiente istituzione tecnica con funzioni di polizia, un punto di riferimento ormai indispensabile per l’espletamento di un tale servizio definito di primaria importanza per la collettività. Insomma, i pochi uomini superstiti del Corpo Forestale rimasti in servizio e l’intero dispositivo antincendio siciliano, sono l’unico baluardo contro gli incendi boschivi e di vegetazione. Tuttavia, dopo la sciagurata soppressione del Corpo Forestale dello Stato, mascherata da un’illusorio risparmio e avvenuta dal 1° gennaio 2017, sembra che non migliore sorte spetta al Corpo Forestale della Regione Sicilia, il quale, per la penuria di uomini e mezzi, stenta a sostenere il proprio importante ruolo e certo lascia dei vuoti che vengono riempiti da altre Istituzioni quali Vigili del fuoco – Protezione Civile che certo sono essenziali negli interventi si spegnimento incendi di interfaccia e possono svolgere attività come soggetti ausiliari negli incendi boschivi perché conoscono poco il territorio montano d’intervento e la sua memoria storica e antropica. Si diventa forestali solo attraverso una lunga esperienza e strategia tecnica preventiva e repressiva, insomma, per affrontare gli incendi boschivi, occorre uno straordinario bagaglio culturale di competenze tecniche che solo gli uomini del Corpo Forestale detengono, perché acquisite nelle Scuole Forestali, nei corsi di formazione e aggiornamento dedicati e sul territorio montano.

In questa condizione di grande tensione, insicurezza per il futuro e malessere professionale, può capitare di pensare: ma chi c’è lo fa fare?

Ebbene si, quando il lavoro diventa un sovraccarico di frustrazione e stanchezza psichica, privo di prospettive e di senso logico, può capitare di percepirlo come una sorta di trappola dunque, è umano pensare ma chi me lo fa fare. La politica regionale sono anni che ha lasciato coscientemente il Corpo Forestale ma anche il dispositivo regionale antincendio privo di uomini e mezzi, risorse e caserme forestali chiuse o che chiudono per mancanza di personale, tanto che oramai sta scivolando nell’agonia dell’oblìo più assoluto e così restando le cose, difficilmente potrà sopravvivere a lungo e adempiere ai propri compiti come fa dal 1972. Insomma, alla politica governante manca un tantino di sensibilità dell’ambiente e coraggio per invertire la rotta, dato che in atto non si colgono segnali che possano fare pensare ad un potenziamento e rilancio del Corpo Forestale della Regione Siciliana, per adesso il futuro é scoraggiante. Ad ogni modo, il grande amore dei “forestali” per i beni naturalistici, porta a credere e sperare che qualcosa di meglio arriverà per sé stessi, per il territorio e la collettività. Insomma, una presa di coscienza per capire che l’impegno porta alla serenità mentale e alla consapevolezza che non esistono alternative al di fuori dell’impegno di tutti noi ed in particolare degli addetti ai lavori. Bisogna continuare a fare il nostro dovere sino in fondo, senza mollare, indipendentemente dai risultati, che spesso possono essere annullati da fattori esterni che non possiamo controllare. Insomma, il dovere come valore in sé, indipendente dal risultato: questo è il messaggio che abbiamo ricevuto dai nostri caduti e che dobbiamo sforzarci di trasferire soprattutto ai giovani, come un grande insegnamento che deve ispirare la nostra vita. Dunque, non bisogna perdere altro tempo, é giunto il momento di agire con determinazione, serve un salto culturale che ci renda consapevoli della gravita del fenomeno e dei danni che esso arreca al territorio e alle popolazioni locali ogni anno, pertanto, si dovrà finalmente investire in prevenzione in modo da risparmiare in repressione. Spesso si crede che nel Corpo Forestale siano in attività migliaia di Agenti e Sottufficiali in divisa, scambiando queste figure professionali con gli operai forestali che sono altra cosa. Infatti, a fronte di una pianta organica che dovrebbe avere almeno 1380 unità, l’organico complessivo del Corpo Forestale in tutta la Sicilia è costituito di 393 unità, ampiamente carenti per una lotta agli incendi proficua.

Il 18 di agosto di ogni anno alle ore 10,00, presso la base Antincendio Boschivo in località “Borriglione” agro di Linguaglossa, viene celebrata una Santa Messa per commemorare i defunti.

SERVIZIO ANTINCENDIO BOSCHIVO

 

Testo a cura di Enzo Crimi – già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, saggista, divulgatore ambientale e naturalista, esperto di problemi del territorio.

 

Il mio primo pensiero in questo post è per tutti coloro che sono caduti nello spegnimento incendi e sono vicini a Dio e anche per le loro famiglie.

In questo periodo, ci stiamo avviando verso la stagione estiva e con essa arriva il disastroso fenomeno degli incendi, ed ecco che immediatamente emerge ancora una volta la fragilità e lo stato di abbandono ed incuria in cui versa il territorio siciliano. Nell’ultimo decennio, a causa degli incendi, sono andati distrutti in Italia oltre 300.000 mila ettari di bosco e terre naturali che rappresentano poco più del 3% dell’intera superficie boscata nazionale, questo dovuto alla disattenzione, all’imprudenza e soprattutto al dolo. Purtroppo, é risaputo che tale perdita non viene idoneamente rimpiazzata dalla rinnovazione naturale né attraverso il rimboschimento artificiale. Gli incendi boschivi si concentrano prevalentemente nei mesi di luglio e agosto, con una coda rilevante a settembre. All’interno delle aree protette, ricade il 27% della superficie territoriale totale percorsa dal fuoco e di questa, il 28% é boscata.

La fonte dei dati che andremo ad analizzare più avanti in questo elaborato e che riguardano gli incendi degli ultimi 10 anni, è stata attinta dalle Relazioni tecniche annuali del JRC – Joint Research Centre-EU o Centro Comune di Ricerca – Dipartimento della Commissione Europea (da adesso in avanti identificato come JRC), che fornisce conoscenze ed elementi scientifici indipendenti,sulla base dei dati mappati, registrati e sviluppati dall’EFFIS – European Forest Fire Information Sistem o meglio Sistema Europeo di Informazione sugli Incendi, (da adesso in avanti identificato come EFFIS). Questo sistema informativo sugli incendi che interessano il continente europeo, é diventato operativo nel 2000 ed è sostenuto dal lavoro di ricerca svolto presso il JRC, supportato da altri servizi della Commissione europea e con i dati ufficiali forniti dai Paesi europei contributori ( Per l’Italia sino alla fine del 2016, informazioni prodotte dal Corpo Forestale dello Stato).Istituito dalla Commissione Europea (CE) in collaborazione con le amministrazioni nazionali dei vigili del fuoco e da una rete di specialisti dei paesi del cosiddetto gruppo di esperti sugli incendi forestali, EFFIS ha lo scopo di armonizzare nell’UE e nei paesi limitrofi, le informazioni aggiornate e affidabilirelative alla protezione delle foreste contro gli incendi che interessano l’Europa e il Mediterraneo. Il sistema fornisce un monitoraggio continuo della situazione riguardo gli incendi boschivi,la mappatura delle aree bruciate su scala europea e invia regolarmente aggiornamenti dei servizi alla CE durante la principale stagione degli incendi. L’insieme di notizie basate su informazioni provate e ricevute dalle autorità italiane sul tema specifico degli incendi boschivi, vengono utilizzati per sostenere le politiche dell’Unione Europea, in modo da avere un impatto positivo sulla società. Nel tempo EFFIS si è sviluppato ed è in continua espansione, i moduli originali di previsione del pericolo di incendio e valutazione dei danni sono stati migliorati e sono stati accresciuti con moduli aggiuntivi. Dall’anno 2015 EFFIS fa parte del programma Copernicus dell’UE, che é la componente di osservazione della Terra del programma spaziale dell’Unione Europea che guarda al nostro pianeta e al suo ambiente a beneficio di tutti i cittadini europei. Nell’ambito del Servizio di Gestione delle Emergenze (EMS), “Copernicus” è il programma che utilizza enormi quantità di dati globali provenienti da satelliti e da sistemi di misurazione terrestri, aerei e marittimi e offre servizi di informazione che attingono dall’osservazione della Terra satellitare e dai dati in situ (non spaziali) e aiutano i prestatori di servizi, le autorità pubbliche e altre organizzazioni internazionali a migliorare la qualità della vita dei cittadini europei. I servizi di informazione forniti sono accessibili agli utenti del programma in modo libero e gratuito.

Appare utile avvertire chi legge questo scritto e per come messo in chiaro da JRC nel suo rapporto di mappatura e divulgazione, chei dati riportati nei propri reports incendi che abbiamo acquisito, elaborato, redatto e che leggerete di seguito sono ufficiali, tuttavia, per certi versi sono sicuramente da considerare orientativi perché in difetto in quanto, il modulo di rilevamento delle aree percorse dal fuoco di EFFIS, utilizza le immagini satellitari cosiddette “MODIS” che hanno una risoluzione spaziale al suolo di circa 250 metri. Tali parametri di riferimentoche quantificano il grado di dettaglio delle immagini, consentono solo la mappatura degli incendi di grandi superficiche hanno un’estensione di almeno Ha. 30 o anche più, mentre restano fuori dal monitoraggio le superfici minori che spesso sono consistenti, in particolare nel territorio italiano. Questa aporìa, non dovuta certo ad una leggerezza culturale e del sapere scientifico, sembra piuttosto trattarsi di una debolezza strategica tecnologica che purtroppo, si ripercuote nell’analisi dei dati riguardo gli incendi come numero, estensione delle superfici e definizione tipologica del soprassuolo percorso da incendi. Tale condizione rende complicata un’armonizzazione e uniformità reale, tra i sistemi di rilevamento europei da un lato e la redazione e segnalazione degli Enti preposti italiani dall’altro lato ( Sino alla fine del 2016, informazioni prodotte dal Corpo Forestale dello Stato). Per gli addetti ai lavori, risalta subito una catalogazione squilibrata e ampiamente al disotto della realtà quantitativa nei reports europei, mentre nella effettività nazionale riportata anche negli inventari forestali, i terreni percorsi dagli incendi sono molto più estesi e conseguentemente i danni maggiori. Ad ogni modo, la consapevolezza di tale anomalìa è riconosciuta dalle istituzioni europee, tanto che riconoscono che i terreni percorsi da incendi mappati da EFFIS corrispondono realmente, in media dal 75% all’80% circa dell’area totale bruciata ogni anno (fonte JRC), dunque ai sottoelencati dati, statisticamente vanno aggiunte le percentuali appena riportate sopra.

Incendi in Italia e Sicilia nel decennio 2013 – 2022.

Nel 2013 sull’intero territorio nazionale si sono verificati 2.936 incendi boschivi che hanno percorso una superficie complessiva di 29.076 ettari, di cui 13.437 boscati.Rispetto al precedente anno 2012, il numero complessivo di incendi boschivi è diminuito del 65%, mentre le superfici totali percorse dal fuoco sono diminuite di quasi l’80%. Il dato risulta essere tra i più bassi dell’intera serie storica, ben al di sotto delle medie di lungo periodo.La superficie totale percorsa dal fuoco in Sicilia è di Ha.5.089, dei quali Ha. 2.083 boscati, mentre il numero degli incendi complessivo è di n°458.

Nel 2014 in tutto il Paese ci sono stati 3.257 incendi boschivi che hanno bruciato un’area totale di 36.125 ettari, di cui 17.320 boscati.La Sicilia è stata investita dal grande caldo africano ed è cresciuto anche il fenomeno incendi, infatti, si sono verificati 938 incendi boschivi che hanno percorso una superficie complessiva di 20.555 ettari, di cui 9.079 boscati.

Nel 2015 sull’intero territorio nazionale si sono verificati 5.442 incendi boschivi che hanno percorso una superficie complessiva di 41.511 ettari, di cui 25.867 boscati e 15.644 non boscati. Rispetto al periodo 2000-2014 sono risultati inferiori alla media sia il numero di incendi (-18%) che le superfici totali percorse dal fuoco (-46%); le superfici boscate interessate rappresentano il 62% del totale dell’anno, rispetto al 48% della media di ripartizione nel lungo periodo. Questa diminuzione degli incendi, secondo gli esperti è segno di una buona efficienza complessiva nelle azioni di contrasto, lotta attiva e contenimento da parte della macchina organizzativa, nelle sue componenti terrestre e aerea, nonché delle azioni di prevenzione e repressione svolte a livello investigativo contro gli autori del reato di incendio boschivo, ai sensi dell’art.432bis del codice penale. In Sicilia, si sono verificati 830 incendi che hanno percorso una superficie complessiva di 6.547 ettari, di cui 2.234 di superficie forestale boscata ed ettari 4.313 di superficie non boscata, dunque, una diminuzione degli incendi rispetto all’anno precedente.

Dal 1° gennaio a fine novembre 2016, su scala nazionale, si sono verificati circa 4.793 incendi che hanno interessato una superficie complessiva di ettari 47.926 circa, dei quali Ha.21.444 boscati, tale aumento in rapporto al 2015, viene associato a fenomeni climatici particolari. A fronte di tale situazione si sono registrati profondi mutamenti nel tessuto sociale ed economico del Paese che saranno oggetto di riflessione e scambio d’idee tra esperti del mondo accademico, tecnici, politici ed amministratori, tutti tentano di capire i mutamenti e gli sviluppi associati al fenomeno tristemente presente nel panorama nazionale degli incendi boschivi, che rappresentano una grave piaga per il nostro Paese che torna puntualmente alla ribalta ogni estate. Sul territorio siciliano si è registrato un accrescimento, infatti, sono verificati 841 incendi che hanno percorso una superficie complessiva di 16.102 ettari, di cui 5.252 di superficie forestale boscata ed ettari 10.850 di superficie non boscata.

Il 2017 è stato un anno da record in tutta Europa e la Sicilia è stata la regione italiana con la superficie bruciata più estesa: 34.221 ettari totali di cui Ha.15.785 di bosco e circa n°1.113 incendi. Anche a livello nazionale la campagna antincendio non è stata incoraggiante, i dati definitivi hanno registrato un trend negativo di grande rilevanza nell’aumento degli incendi boschivi che sono stati circa n° 7.855, un dato importante che necessita di particolare attenzione, infatti, sull’intero territorio nazionale sono andati distrutti circa 161.987 ettari di superficie, dei quali Ha. 113.567 boscata.

Nel 2018, grazie alle abbondanti piogge e alle temperature più basse, si è avuto un calo drastico dei terreni percorsi da incendi boschivi del 90% rispetto al 2017 che è stato invece un anno terribile. Infatti, gli incendi sono scesi a n°3.220 che hanno percorso Ha.19.481, dei quali Ha. 8.805 boscati.Anche sul territorio siciliano nel 2018, si è avuto un calo drastico dei terreni percorsi da incendi boschivi, infatti, sono stati accertati n° 522 incendi e una superficie percorsa dal fuoco è stata Ha. 10.674, dei quali Ha.3.915,4.

L’analisi della campagna antincendio in Italia del 2019, a causa delle alte temperature si è chiusa con un energico incremento dei terreni boscati percorsi da incendi di circa il triplo rispetto al 2018 che è stato invece un anno modesto riguardo gli incendi boschivi. Infatti, nel 2019 gli incendi boschivi sono saliti a n°4.351 che hanno percorso Ha.36.034, dei quali Ha.17.716,9 boscati. Sul territorio siciliano la superficie interessata dagli incendi nel 2019 é stata di Ha. 10.734,1, dei quali 1.929,2 Ha. boscati, gli incendi sono stati n°819.

Anche nel 2020 gli incendi a livello nazionale hanno fatto un grande balzo avanti rispetto agli anni precedenti. Il territorio della nostra penisola ha subìto circa 4.865 incendi per una superficie di circa 55.656,5 ettari, dei quali Ha. 31.060,3 boscati. Il maggior numero di incendi in Italia si è verificato in Sardegna, seguita da Campania, Calabria e Sicilia dove c’è stata un’impennata del numero degli incendi con il 56% in più rispetto al 2019 e anche della superficie boschiva bruciata. Infatti, nel 2020 gli incendi nella nostra isola sono stati n° 575 ed hanno mandato in fumo 23.447 ettari di verde dei quali Ha.11.627. Circa il 25% delle zone divorate dal fuoco in Europa si trovava all’interno dei siti Natura 2000, le aree di biodiversità dell’UE.

Dall’analisi della campagna antincendio 2021, è emerso che l’Italia ha centrato un nuovo record negativo, infatti, luglio 2021 é stato il mese piu’ caldo di sempre in Europa e l’Italia è stata la prima per incendi dei terreni boscati. Il territorio italiano nel 2021 è stato interessato da circa 5.989 incendi che hanno mandato in fumo 151.964 ettari di aree verdi ed Ha.77.027,1 boscati, con un costo per il nostro paese di oltre un miliardo di euro tra costi relativi al personale regolare e straordinario, costi di manutenzione e usura dei mezzi di terra e dei velivoli, quelli sostenuti per il ripristino della compagine boschiva, danni causati dalla diminuzione della produzione di prodotti del sottobosco. Una tragedia che ha interessato in modo particolare tre Regioni: Calabria e Sardegna, tuttavia, più di tutte è la Sicilia ad aver sofferto delle ferite più profonde, conn°978 incendi e oltre 59.872 ettari di verde bruciati, dei quali Ha.29.947 boscati.

Il 2022 è stato il 2° peggiore anno per gli incendi di sempre nell’Unione Europea, infatti, é andata bruciata complessivamente una superficie di 837.212 ettari e i danni causati dagli incendi, hanno superato quelli del 2021 e sono inferiori solo a quelli del 2017.Circa 365.308 ha sono state mappate all’interno dei siti protetti della rete Natura 2000 che hanno subìto n°3324 incendi. Anche per numero di incendi il 2022 è stato un anno eccezionale: dal rapporto preliminare del Sistema europeo d’informazione sugli incendi boschivi (EFFIS)che precede la relazione annuale finale di ottobre 2023, gli incendi sono stati oltre 2000 mila. Mentre l’Italia ha perso 68.510 ettari di superficie, della quale circa 14.000 boscata a causa di 1.426 incendi, la Spagna è stata la più colpita dagli incendi e tra i 5 Paesi europei più colpiti ci sono anche Romania, Portogallo, Bosnia-Erzegovina e Francia. In Sicilia, si sono verificati 830 incendi che hanno percorso una superficie complessiva di 6.547 ettari, di cui 2.234 di superficie forestale boscata. Quella del 2022 è stata una campagna antincendio caratterizzata dal concomitante fenomeno della siccitàconsiderata la peggiore degli ultimi 500 anni e da ondate di calore estivo che hanno colpito l’Italia e tutto il continente europeo. Sia la siccità che le ondate di calore estive sono favorite dal cambiamento climatico, a cui dunque si può associare l’aumento della gravità degli incendi di questi ultimi anni. Anche nel Nord Italia, in zone che tradizionalmente non risultano particolarmente coinvolte dal fenomeno degli incendi boschivi durante la stagione estiva, si sono verificati importanti incendi che hanno messo a dura prova il sistema di protezione. Tuttavia, il maggior numero di richieste antincendio è partito da Sicilia e Calabria, che insieme hanno rappresentato circa il 50% del totale nazionale.

Secondo alcune stime dell’EFFIS, ogni anno sono oltre 45.000 gli incendi boschivi di grandi dimensioni che si verificano in Europa, interessando oltre mezzo milione di ettari tra foreste e altre terre boscate e naturali. Il sistema fornisce informazioni aggiornate sull’evoluzione degli incendi boschivi e purtroppo le notizie per la stagione antincendio riguardo il corrente 2023 non sono molto confortanti. Infatti, Spagna, Portogallo e Francia sin dai primi mesi del 2023 si stanno confrontando con incendi di una certa ipervirulenza che in qualche misura è collegata alla persistente siccità in Europa.Sia la siccità che le ondate di calore estive sono favorite dai cambiamenti climatici in corso, causati dalle deleterie emissioni in atmosfera che stanno giocando un ruolo sempre maggiore nel determinare i regimi degli incendi insieme con le attività umane, dunque, possiamo associare a questo fenomeno l’aumento della gravità degli incendi di questi ultimi anni.Gli effetti dei cambiamenti climatici diventano più evidenti di anno in anno, una tendenza chiaramente visibile mostra livelli più elevati di pericolo, stagioni degli incendi più lunghe e intensi “mega incendi” a rapida diffusione, che sono difficili da domare con i mezzi tradizionali.

Dunque, gli incendi non rispettano né i confini né le aree protette, infatti, hanno colpito duramente i siti Natura 2000 e questo fenomeno desta particolare preoccupazione in quanto questi siti comprendono gli habitat di particolare interesse e ospitano specie vegetali e animali in via di estinzione.Dal suddetto monitoraggio ufficiale, resosi indispensabile per monitorare e mappare uno dei fenomeni più devastanti come gli incendi boschivi, non solo in Italia ma in tutta Europa, si certifica che la Regione Sicilia, è stata messa più a dura prova dai numerosi incendi. Gli incendi boschivi stanno cambiando, l’ambiente forestale e le sue interazioni con il clima e la società hanno nuove connotazioni e la stagione incendi è sempre più lunga, ed eventi meteorologici estremi come ondate di calore e siccità sono più frequenti e aumentano lo stress idrico della vegetazione rendendola altamente infiammabile. Secondo il rapporto ”Un Paese che brucia” pubblicato da Greenpeace e da SISEF (Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale) c’è il pericolo che nei prossimi anni si verifichino sempre più spesso i così detti grandi incendi forestali che sempre più frequentemente causano gravi conseguenze quando incontrano infrastrutture. Quando poi il tessuto urbano è composto da una combinazione di abitazioni e vegetazione infiammabile, gli incendi attraversano queste zone provocando morti e devastazione. Sono eventi estremi, in cui la velocità di espansione dell’incendio, la presenza di fronti secondari e l’intensità dell’incendio supera le capacità di spegnere o contenere le fiamme da parte dei sistemi antincendio regionali. I cambiamenti climatici, con lunghi periodi di siccità, e condizioni meteorologiche estreme, sono capaci di alimentare e potenziare gli incendi e far sprigionare un’energia infuocata che spesso diventa ingestibile. Inoltre, un tempo il territorio veniva coltivato e capillarmente gestito (si pensi al pascolo e sfalcio di vaste porzioni del territorio). Oggi l’abbandono delle campagne, con conseguente crescita continua e omogenea dei boschi, insieme all’incuria di questi territori che porta all’accumulo di vegetazione secca e morta crea condizioni di scarsa controllabilità delle aree una volta innescato l’incendio. Il presidio delle campagne, dimostra come la presenza di aree rurali ben organizzate dal punto di vista spaziale potrebbe contribuire al governo degli incendi. Insomma, in Italia è venuta meno una cultura forestale. Siamo una popolazione in prevalenza urbana e conosciamo poco il bosco e i suoi meccanismi. Diventa auspicabile acquisire una sempre più diffusa sensibilità e negli anni costruire una conoscenza culturale verso l’ambiente.

Il costo che lo Stato è costretto a pagare ogni anno a causa degli incendi boschivi è molto salato: è uno di quei casi in cui il prezzo che paga lo Stato è tangibilmente pagato da ogni singolo cittadino. Il fuoco sottrae fisicamente anche un bene al singolo: il patrimonio boschivo. Gli incendi hanno un impatto potente e negativo sugli ecosistemi ed in particolare su piante e animali selvatici. Affinché almeno si limitino i danni causati dagli incendi, dovrebbe essere posto in opera, il principio fondamentale che sempre ha dato eccellenti risultati: la prevenzione. In questo percorso il cittadino ha un ruolo molto importante, poiché un incendio viene spento quanto più rapidamente lo si avvista e lo si raggiunge. Solo attraverso un approccio integrato a livello di sistema collettivo, ognuno per le proprie competenze a tutti i livelli di responsabilità, si potrà cercare di contrastare il fenomeno degli incendi che rappresenta un’emergenza globale di carattere sia ambientale che economico, che, oltre ai boschi, può minacciare tanto le infrastrutture quanto gli insediamenti, con potenziale pericolo di possibili perdite di vite umane assolutamente inaccettabili. L’Università di Padova ha studiato il fenomeno degli incendi boschivi proprio in quest’ottica economica e dai dati emerge che ogni anno, tra costi relativi al personale regolare e straordinario, costi di manutenzione e usura dei mezzi di terra e dei velivoli, quelli sostenuti per il ripristino della compagine boschiva, danni causati dalla diminuzione della produzione di prodotti del sottobosco, si giunge a valutare un costo complessivo di oltre 500 milioni di euro. A questi costi, sociali e ambientali, di recente se ne è aggiunto uno nuovo che appesantisce ulteriormente il conto dei danni prodotti dagli incendi boschivi. Infatti, tra le nuove funzioni attribuite alle foreste negli ultimi decenni c’è quella strategica del contenimento dei gas ad effetto serra, argomento incluso nel Protocollo di Kyoto, strumento della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici, che l’Italia ha sottoscritto. Nel corso di un rogo si liberano nell’aria, in media, tra le cinquanta e le cento tonnellate di anidride carbonica per ettaro, in precedenza conservate nei tessuti vegetali delle piante e nel suolo.

Tutti i tecnici tentano di capire i mutamenti e gli sviluppi associati al fenomeno tristemente presente nel panorama nazionale degli incendi boschivi, che rappresentano una grave piaga per il nostro Paese che torna puntualmente alla ribalta ogni estate. Gli incendi stanno devastando ancora gran parte del nostro territorio e dietro alle fiamme c’è sempre la mano volontaria o involontaria dell’uomo, un uomo consapevole o inconsapevole del dramma e della catastrofe ecologica connessa al crepitio delle fiamme, un uomo che si chiama “incendiario” e non piromane, come spesso viene chiamato, anche da alte personalità Istituzionali. La piromania è una grave patologia che statisticamente non influisce nel fenomeno. Infine, bisogna anche dire che l’incendio boschivo, sia doloso che colposo, è un delitto contro la pubblica incolumità, e come tale, è perseguito penalmente. Infatti, chi provoca un incendio con dolo è punito con la reclusione da 4 a 10 anni. Se invece l’incendio è cagionato per colpa, la pena è la reclusione da 1 a 5 anni.

Le azioni o gli eventi che favoriscono i fattori scatenanti degli incendi, sono riconducibili a vari elementi concordemente riconosciuti dagli studiosi del settore che accreditano oltre il 70% circa degli incendi in Italia come dovuto a cause dolose di varia natura, causate da azioni umane volontarie che possono essere così specificate e ampiamente provate, ovviamente senza generalizzazione preconcetta. Altri moventi non secondari di innesco incendi, vanno inquadrate nelle fattispecie colpose, infatti, circa il 29,5% degli incendi è riconducibile a cause involontarie o colpose, causate da azioni umane. Un’ulteriore piccola percentuale degli incendi (0,5%) è dovuto a cause naturali quali eruzioni vulcaniche, fulmini, autocombustione dovuta all’ossidazione enzimatica che può verificarsi in casi eccezionali solo nei fienili. Alle nostre latitudini non possiamo certo parlare di autocombustione generalizzata, tuttavia, è accertato che le alte temperature contribuiscono a fare di un fuoco, un incendio difficilmente controllabile.A parere di chi scrive, riguardo il fenomeno incendi, vi è anche una causa sociale che purtroppo scaturisce dallo scarso senso civico e da una marcata presenza di illegalità diffusa e consapevolezza dell’impunità, in particolare nelle zone del mezzogiorno d’Italia, dove più accentuato è il divario culturale relativo alle problematiche ambientali. Oggi dobbiamo altresì confrontarci con un altro grave fenomeno che tende ad aggravare le cause scatenanti degli incendi: l’aridità del territorio, causata dall’esigua ed in alcune aree geografiche, totale mancanza di precipitazioni meteoriche, dovuta alle modificazioni climatiche che stanno interessando per alcuni versi, ampie superfici del nostro pianeta.Dunque, la parola d’ordine è prevenzione e in questo percorso il cittadino ha un ruolo molto importante, poiché un incendio viene spento quanto più rapidamente lo si avvista e lo si raggiunge. Per questo occorre passare alla idea della “Prevenzione civile” come chiave di cambiamento. Pertanto, tutti siamo invitati a segnalare ogni inizio di incendio al numero di emergenza ambientale 1515 del Corpo Forestale della Regione Siciliana.